martedì 18 novembre 2014

Umori in ordine casuale.

Giorni di febbre che ti portano a una riflessione forzata.
Perché lo stare a casa mi fa venire in mente...
No, perché non mi va di fare un cazzo.
Quindi penso.
A che penso?
Aggiorno e metto in ordine
In ordine casuale, perché le maglie della catena di pensieri si sono rotte, sono sparse sul pavimento e devo cerare di metterle in fila.
Non posso riagganciarle perché non si appartengono.

Che cosa posso provare ora?
Ora che non sono ancora abituata a questo angolino vuoto. Sono in una stanza.
Alberga un Maggio perenne. I muri sono odorosi perché pregni di polline. Potrei sentire il gusto dei gigli da metri di distanza.
In questa stanza di solito non sono mai stata sola.
C'eri tu. Tu.
Alla fine TU.
Qualche passante mi ha fatto visita fra un Tu e un TU, ma erano viaggiatori che avevano perso il filo del discorso e sono inciampati sulle frange dei tappeti.
Però quell'angolino vuoto era solo per un tu, o un Tu o un TU.
E' tanto che non c'è niente - che non ci sei, chiunque tu sia mai stato- e sinceramente non voglio invitare nessuno.
Però questa stanza non è abituata.
Si sente spogliata del dolore tanto familiare. Ci si era anche innamorata di quel dolore.
Io -padrona di casa stronza- li ho sfrattati tutti per mettere un po' d'ordine. Non sentivo più il bisogno di fare l'amore, poi scopare e poi urlare. Era arrivato il momento di raccogliere la polvere e gettarla fuori dal terrazzo più alto del mondo.
Fate schifo.
Faccio schifo.
No, fate schifo!


Sto ancora guardando quell'angolino vuoto...
La forte tentazione di riempirlo con qualche taglio di capelli nuovo e un timbro di voce mai sentito fa capolino nella mia testa in questi giorni. Sono stata chiusa in casa con la febbre e tanta voglia di nerdare su Dragon Age - fottuto boss della minchia -. Fra una bestemmia e l'altra si sono rifatti vivi questi desideri dolciastri.
Ho ancora bisogno di un TU?
Everybody needs somebody to love. 
Quindi sarebbe anche normale, giusto?
Ma ultimamente stai interferendo troppo con i miei piani... e con il mio piano ....
Ieri gli ho fatto visita. Avevamo litigato e abbiamo fatto pace con la solita melodia sciogli-dita.
Quando Madre non c'è è facile suonare. Nessun chiacchiericcio da quartiere può infilarsi fra le note, quando siamo solo io e lui.
Ho ripreso confidenza con i tasti bianchi e neri.
Ho voglia.
Non voglio crearmi pigri alibi.

Vorresti essere tu colui che riempie quell'angolino?

mercoledì 5 novembre 2014

Questo è mio. Questo è tuo.

Novembre. Questo è il periodo in cui prendi a stilettate il sole.

Non troppo tempo fa una sciocca conversazione virtuale con un conoscente mi ha fatto ricordare quell'odiosissimo grembiulino che ci facevano indossare all'asilo. Infeltrito, ruvido, troppo largo sui fianchi e troppo stretto sulle maniche. Se indossavo un maglioncino lo sentivo tirare per tutto il giorno. Era pieno di merletti e fiori cuciti da una badante cieca. Sono certa che anche i Kiss lo avrebbero considerato una pacchianata senza pari.
Ma la cosa che mi rendeva isterica già a 4 anni era il suo color rosa confetto.
“E’ per le femminucce” diceva la maestra Filomena, grassa e rubiconda. Aveva un sorriso perennemente stampato ma mai accompagnato da quelle righe sul naso, tipiche di chi è sinceramente cordiale.
“Maestra, io non voglio. Non mi piace”
“Cara, sei bellissima! Torna a giocare con le altre bambine. Lì ci sono le bambole.”
“Posso prendere le macchinine?”
“No, quelle sono di Marco. Poi sono giochi da maschietti”
Questo è mio. Questo è tuo.
Questo è da maschio. Questo è da femmina.

Quali parole mi hanno fatto tornare alla mente questi momenti un po’ sbiaditi?
Semplice.
Non mi va di inveire troppo sulla natura del mio interlocutore casuale, vi basti sapere che una sera ha tentato di ubriacarmi per creare il terreno del suo maldestro abbordaggio. Fortunatamente due mesi trascorsi in Polonia hanno forgiato una corazza d’acciaio intorno al mio fegato, mentre il poveretto è stato portato via dagli amici mezzo tramortito dalla vodka.
Torniamo a monte.
Si parlava di videogiochi e improvvisamente il soggetto sopradescritto digita queste parole “Ti dirò, sono per la parità dei sessi ma le donne non saranno mai pari all’uomo. L’uomo sarà sempre un po’ più superiore. Ma non tutti gli uomini eh? Solo gli uomini veri!”

Carnival Cliché!

“Motiva la tua affermazione.” Gli chiedo.
“Ma è così! Perché l’uomo è più forte, è superiore. Il vero uomo è virile e ha da parte sua la capacità di fare tante cose meglio della donna [aggiungi qui altri cliché sessisti a caso]”

Mentre tentavo di fargli assaporare le sue minchiate e quindi fargli capire che non è il caso di dire certe cose nel 2014, ho sentito un leggero fastidio lungo le braccia. Un prurito, come se qualcuno tirasse la mia pelle. Avete presente quando vi mettete un maglioncino troppo aderente sulla camicia? Quando, porca la puttana, vi siete dimenticate di tenere il polso della camicia e questo se n’è andato appena sopra il gomito mentre indossavate quel maglione pruriginoso?
Ecco, la sensazione è proprio quella.
Un fastidio talmente forte da spingermi a staccare pezzi di carne cruda a morsi.
Boom. Flashback.
Ritorno all’infanzia e al ricordo di quel grembiule che mi procurava la stessa seccatura. 

Dentro di me accade tutto ciò quando la gente parla in questi termini.
Attribuire determinate qualità a qualcuno solo in quanto donna o in quanto uomo fa molto Sicilia anno 1930, quando la donna era o “bottana” oppure “massaia” e l’uomo doveva essere un “vero uomo” e mai un “quaquaraquà”. Sapere che nel cervello di alcune persone il mondo funziona ancora per categorie, mi fa venire voglia di sbucciare scalpi.
Tutto questo discorso slegato non vuole attaccare solo gli uomini, ma anche tutte le donne che quando consolano un’amica tradita dal suo ragazzo lo giustificano con la frase “E’ uomo, per natura è portato a fare il bastardo” oppure “E’ uomo. Ha bisogno di scopare con più donne”
Tu, donna, non vuoi fare sesso?
Tu, donna, sei solo una massaia fedele?
Tu, donna, sei solo Penelope e mai Medea?
Non sviliamoci con le nostre stesse mani. Non riduciamo tutto a un cliché.
Rendiamoci conto che anche questa è discriminazione di genere.

Non limitiamoci solo al rosa e all’azzurro.
Cominciamo a scegliere il colore che vogliamo per colorare il nostro grembiulino.
[Già che ci siamo scegliamo anche delle maniche più larghe ;) ]


martedì 30 settembre 2014

Parliamo in Grammelot.

Autunno.
Fine Settembre.
Caldo.
Odio.
Datemi the al caramello.
Fa troppo caldo per il the.
Fa troppo freddo per il ghiaccio.

Che fai la sera quando non esci?
Ri-guardo Twin Peaks.


Cosa vorresti fare?
Rivedere te.
Ritornare da te.

Ho davvero intenzione di recuperare il mio cinismo e la mia apatia alla Daria Morgendorffer - se non la conoscete avete passato un'infanzia ignobile. Tenetevi i vostri cartoni Disney! -

Il ruolo di Didone mi è sempre stato stretto. L'ho anche indossato, è un bel vestito che stringe sui fianchi, ma proprio non mi sta bene. Mi piace davvero, ma quelle cuciture lasciano segni dappertutto e sembro più un insaccato che una ventitreenne che cammina spedita verso la laurea.

La laurea.
Liberazione.
Dopo? Un altro posto. Un lascia passare per qualsiasi vita. Il momento in cui probabilmente lascerò le vecchie paturnie per le nuove. Almeno sarà una musica mai sentita, seppur malinconica come i migliori assoli degli Opeth. 

Ma perché non pensare al meglio?
Sicuramente ci sarà di meglio. Toccherò quel meglio! Accanto alla disperazione c'è sempre qualcosa che non va a cazzo di cane. No, non mi sono dimenticata del famigerato lato positivo. 

E ora dov'è?
Chi?
Il lato positivo.
Cazzo ne so!

Si sarà perso in stazione o a casa tua, fra i due letti a una piazza e mezzo. 
Devo venire a riprenderlo oppure vuoi riportarmelo tu?

Magari è il caso di comprarne uno nuovo di zecca, soffocato nel cellophane e nello scotch.
Ho in mano il coltello per liberarlo.
Ho le narici aperte per annusarlo.
Prendo un cucchiaio. Ho fame. Ho fame di lati positivi. 



domenica 31 agosto 2014

There's the dark that never goes out.

Con la grafica faccio cagarissimo. 

In un lontano periodo della mia vita passata riuscivo a barcamenarmi con Photoshop: provavo a fare qualche fotomontaggio sempliciotto ma dignitoso, modificavo contrasti-luminosità-saturazione con precisione maniacale e mi esibivo sui forum con inopportuna soddisfazione. 
- all'epoca c'era ForumFree dove potevi trovare angolini dedicati a ogni tipo di argomento, credo che ora sia quasi disabitato ... devo ripassarci per rievocare le vecchie glorie -

Fatto sta che questa breve esperienza tutt'ora non mi serve, è inutile, non vale un cazzo - e soprattutto non mi va di ripescarla - però in questo momento mi servirebbe un po' di forza di volontà, così potrei cambiare la grafica di merda di questo bistrattato blog. 

Non voglio followers! Voglio banner minimali e uno sfondo neutro ma elegante. Sì, fa molto fashion blogger, le critico tanto ma in realtà mi affascinano. [nota personale: non riesco a capire come mai tutte le fashion blogger del circondario hanno una stanza totalmente bianca! Dove vivete? In una sala operatoria?] 

Sto divagando.

Quello che voglio dire è che mi risolleverebbe un po' il morale avere un blog un po' più ordinato e meno poraccio. Sono un pochino patetica, ma non voglio pretendere troppo da me stessa in questo periodo.

Lista nera:

- Sto pretendendo l'amore di qualcuno, [eh inizialmente l'ho pure lasciato io, cazzo pretendo?!] il guaio è che lo sto facendo solo per puro narcisismo. La solita vecchia storia intitolata "Mi odio, amatemi voi così mi sento meglio". L'avete sentita più e più volte, quindi vi risparmio la rottura.

- Non ho idea di che cazzo fare dopo la mia fottuta triennale! Dopo aver accettato di essere uscita un anno fuori corso - disonore! -, ora mi appresto a terminare con un minimo di classe. Ma adesso arriva il panico del "E dopo?". Sono ricominciati i dialoghi con il mio cervello.
C: Psst, stai finendo eh?
S: Non rompere.
C: La solita scontrosa. Dopo che farai? Hai intenzione di battere sui viali?
S: Fottiti.
C: Peggioriamo eh? Dai c'è sempre il call center!
S: Senti, dopo la specialistica avrò molta più scelta!
C: Senti bella di zia, non sei la prima laureata in lingue. Nessuno sta aspettando te ;)
Meglio non riportarvi il seguito del dialogo... divento (molto più) volgare dopo certe affermazioni. 

- L'insonnia.

- Le cose che non capisco.
Non capisco perché non sopporto più la folla.
Non capisco perché non riesco a studiare.
Non capisco perché leggo con così lentezza.
Non capisco perché preferisco restare a casa (a meno che non ci sia qualcosa di vagamente interessante in giro).
Non capisco perché ti sto ricercando dopo averti lasciato.
Non capisco perché ti comporti così.
Non capisco perché non riesco più ad ascoltare musica senza spostare nervosamente alla prossima canzone.
Non capisco perché non riesco più a sorridere a casa.
Non capisco perché sto male in compagnia.
Non capisco perché sto male da sola.
Non capisco perché non capisco.

Azzardatevi a dirmi che è colpa del ciclo e vengo a rendervi impotenti. 


martedì 26 agosto 2014

Tu sei Settembre, Tu puoi amarmi.

Ravi Shaza - The Child 

... la musica chillout mi ha sempre fatto un po' schifo.
Non ho niente contro di lei, davvero. Ci siamo incrociate qualche volta in uno di quei bar dove mi sento fuori posto, oppure durante i training pre-teatro. Forse un po' le voglio anche bene, ma non è per niente compatibile con la sfrigolante musica che ascolto da quando sguazzavo nel grasso adolescenziale.
Musica metallica che a volte sa di sangue, a volte è incazzata anche con le pietre e a volte è solo cazzona, piena di voglia di divertirsi.
Fino a poco fa mi faceva da anestetico... Angela Gossow era mia madre e Alissa White-Gluz la mia nuova sorellastra che mi dava un esempio da non seguire.

[Sì, ho un particolare feticcio per le cantanti growl]

Adesso?

Adesso sto ascoltando Ravi Shaza.
Cazzo è chillout!
Svet! chillout!
Fai prima a versarti della lava nella tromba d'Eustachio. 


Oh, tacete! Mi state facendo rigurgitare bestemmie.
Non è la prima volta che tradisco il caro amico metallo, lo sapete benissimo. Ma certo! Qualche scappatella con qualche gruppo rock più leggero si può perdonare, ma la musica chillout per voi altri equivale ad una lettera A vermiglia sul petto. Già odio il mondo, ora mi volete indurre a commettere un genocidio.
Grazie tante!

Svet, stai parlando di nuovo da sola.

Fottesega.

Anyway, torniamo a monte.
Ultimamente questa specifica canzone (guarda su) è l'unica cosa che non mi induce a pensare al mio attuale oggetto del desiderio che, irraggiungibile o raggiungibile che sia, sta nuovamente mangiando le mie ossa come un tarlo dopo lo sciopero della fame.
Rosicchia e strappa pezzi di me con così tanto odio che quasi non riesco a pensare ad altro.
Poi metto su The Child e per 3.50 minuti divento un'altra.
Poco fa vi ho accennato del mio incontro con la chillout durante i training di teatro. Ho conosciuto questa canzone proprio lì, ci siamo stretti la mano e abbiamo ballato per un po'. Non so per quale motivo, mi ha fatto pensare ai primi videogiochi di Lara Croft*.
La immaginavo camminare fra i templi maya e arrampicarsi sulle liane con quella grazia pixellosa che da piccola invidiavo e ora mi fa pentire di non aver continuato a fare sport.
 - capite? Potevo essere Lara Croft! - Le corde pizzicate toccano la mia pelle e cancellano la tensione ... per poco sono io quella che passeggia fra i templi, sono io quella che sente in lontananza le tigri e non ha paura di niente.

La fregatura?
La canzone finisce.

Lascia qualche strascico di serenità, ma è troppo poco per un'adora-drammi come me. Il dolore si fa strada fra i rami dell'atarassia e ritorna a banchettare con me...

Ingenuamente credo che la mia cura sia Settembre.

L'anno in realtà comincia a Settembre e chi dice che comincia a Gennaio spara stronzate.
Settembre è il mese dove si tirano le somme, dove tutto ricomincia, dove l'estate c'è ancora [cazzo! Finisce il 21! Non trivellate la minchia con frasi tipo "Piango! E' tornato l'autunno" e siamo ancora al 1° Settembre] ma è arrivato il momento di riprendere i ferri del mestiere e svegliarsi dal sonno del cazzeggio.

A Settembre tutto ricomincia.
Ciò vuol dire che sarò talmente occupata con i miei impegni da non riuscire più ad aprire la porta ai tarli che vogliono mangiarmi.
Tu, tu e anche tu! Rintanatevi sotto la neve e restateci!





Però, forse mi sono illusa... com'è successo con te.







*Avere Lara Croft come eroina di infanzia mi ha reso la donna che sono. Bambine, gettate nel water Giulia Passione, cagateci sopra e tirate l'acqua.

giovedì 21 agosto 2014

Sei un Valmont? Un Romeo? ...

... Un Dorian? Un Orfeo?

Che ne dici di giocare al mio gioco preferito?
Chi sei tu? Fra tutti i personaggi che ho incontrato nella mia vita, a chi assomigli almeno un po'? No, non parlo di corpi, nè di aliti pesanti sul mio collo durante una nottata di bagordi. Parlo dell'inchiostro duro sui fogli dei miei libri e delle immagini sul mio PC.
Paragonarti a delle figure è molto più semplice.
Sarebbe come fare un grossolano riassunto di te, che ti somiglia e ti è distante.

... Un Darcy o un Arthur Dent?

Hai l'aria stanca, lo sguardo appesantito dalla dolcezza.
Sei reale?
Ridi e la terra si spacca ... il burrone si allarga e tu sei un punto che imbratta il cielo.
Sei qui?
Ridi e hai l'aria da imbranato, come se tutto intorno a te cambiasse colore ma nonostante le evidenti differenze, proprio non riesci a vedere niente di diverso.

... Un Humbert?

Hai le braccia morbide come quelle di un patrigno.
Hai le mani forti e calde come se fossi pronto ad andare a letto.
In entrambi i casi sai come toccarmi....
... ma non riesco proprio a sopportare il primo modo....
... voglio quel letto e quelle mani, ma anche tu che mi chiedi di restare...

... Ora sei Mercuzio, domani sarai Robbie. Un giorno diventerai Otello?

Cosa cerchi nella biancheria?
Un odore sconosciuto o quello che solo ieri desideravi con ardore?
Questo gioco deve continuare.
Scavare nella memoria per trovare altri esempi, altri volti che inducano a pensare che mai potrai farmi del male.
E se tu fossi un'annoiata Emma Bovary? Potrei trafiggermi con il dolce pugnale di una Capuleti.

... Sei vestito come Tyler Durden .... ma magari sei un semplice Levin.

Ecco, se tu fossi Levin...
Sai che non amo quella storia, ma Levin è diverso, potrebbe diventare un protagonista di un libro diverso. Come te, non sei la storia che mi sto immaginando.
Né quella positiva, né quella negativa.
Vorrei che tu fossi un'altra storia non scritta, che non mi stringa il cuore e i polsi nella stretta di un filo spinato.
Ti ho sfogliato per un po', ma ho avuto paura della fine.
Adesso che siamo all'inizio ho paura di aprire questo vaso di Pandora.

Chissà ... magari sei il mio Dottore e non me ne sono accorta.
... forse un Ford Perfect.
... un forte guerriero che mai mi ha abbandonata ...
... come Ettore che morì con il volto di lei stampato sulla retina.
Vorrei solo che tu non sia stato ancora scritto.


Vorrei che tu fossi un libro bellissimo, con la fine più distante di tutte.


domenica 10 agosto 2014

Sometimes I would like to be a ghost in the shell.

Mi piacciono i gusci.
In questo caso, il plurale non è stato messo lì per caso. Mi piacciono le culle, le mura, i materassi in lattice, i comodini, i libri in disordine, il pianoforte in un angolo, i poster e tutto ciò che si può trovare in una casa. Quando le stronzate altrui, che solitamente ignoro o sopporto, rischiano di spezzare i miei nervi e di spingermi a commettere omicidi seriali, allora basta.
Le mura si alzano e il guscio si chiude per un po'.
Spesso per troppo poco tempo.
Il mio guscio è affollato, se non tollero le persone che deambulano sul Mondo Esterno non riesco a sopportare nemmeno la gente che abita il mio spazio. La folla non mi permette di riconoscermi negli oggetti presenti. Mi somigliano un po', ma non ho vissuto con loro, non li ho scelti io e non li ho voluti in quel momento ma solo dopo.
Il mio guscio mi piace solo quando tutti sono partiti per le vacanze.
Come oggi, ad esempio.

Ma ho detto che mi piacciono i gusci.
Plurale.
Perché non esiste solo questo guscio - per fortuna! Altrimenti sarei in un angolino a dondolarmi, ripetendo in loop le battute di una puntata a caso di Doctor Who -.
Sono alla ricerca del mio vero guscio, della mia destinazione finale dove posso colorare il mio spazio come voglio, dove non devo avere paura di sbagliare delle note sul mio pianoforte, dove posso amare sul mio letto e inciampare fra i fogli per terra.
Lo sto cercando, ma devo aspettare.
La folla si sta sparpagliando, ma qui c'è ancora il loro odore soffocante.

Aprite quella finestra, vi prego.

martedì 8 luglio 2014

Dimensione onirica più densa della veglia.

Leggere "Visioni di Robot" di Asimov probabilmente sta avendo effetti inaspettati.
Vivo mattine e serate gradevoli (credo non grazie a ciò che sto leggendo) e i sogni sembrano stanze silenziose che mi regalano solo immagini desolanti. Non so voi, ma io non riesco a ricordare il suono dei miei sogni. I fotogrammi scorrono placidi e io sono solo una spettatrice interattiva. E' quasi come vedere un film senza audio dolby surround, o meglio, come giocare con l'Oculus Rift con il volume ai minimi storici. 


Fatto sta che tutto quello che sto cercando di ignorare si sta ripercuotendo nella dimensione onirica. Robot che mi ricordano di aver perso uno dei miei più cari amici - sì, robot, ecco perché do la colpa a zio Asimov -  e di non poter più tornare indietro nonostante le cose abbiano semplicemente seguito il corso naturale degli eventi.
Soprattutto quando una cotta, una scopata o una qualsiasi azione vagamente vicina ai sentimenti o alle pulsioni non viene soddisfatta (io non corrisposta, lui\lei non corrisposto\a da me, storie mai iniziate dopo un prologo degno del miglior romanzo delle Bronte), vivo molto male le liti. Molto menefreghismo esterno, ma le domande si fanno ridondanti nella mia testa.

Questa volta la veglia è anestetizzata.
Nessuna domanda nel corso della giornata, troppo impegnata. Troppo presa da ciò che Sintija ci propina a lezione - mamma Sintija prof di teatro -, troppo impegnata con gli esami, troppo vicina al mio pianoforte. Ma tutto questo ha lo stesso effetto del buscofen: lo assumi e poi nessun dolore. L'effetto finisce? Allora preparati a piangere sul cuscino dal dolore. 

Sai qual è la cosa peggiore? 
Che le azioni compiute da tutti i personaggi di questa pantomima non sono né giuste né sbagliate. 
Che non c'è nulla da biasimare...

... Insomma ...

Che non posso prendermela con nessuno. 

Tanto per smorzare la tensione. 



sabato 31 maggio 2014

Il rumore del vetro sotto i tacchi

Fine maggio color nuvola. Ho sentito vagamente il calore del sole, ma non quello che sto aspettando dallo scorso giugno. L'estate passata ero in Polonia e lì il sole è più pallido, più tetro di quello che brucia sulle mie pietre murgiane.
Ti prego torna da me ... 

Aspetto il calore perché il mio cuore è in un cellophane di brina, perché ho sentito di nuovo il rumore del vetro sotto i tacchi. Avete presente quando siete già feriti, scalfiti dai colpi decisi delle piccole e grandi sventure e vi arrivano altri colpi che non fanno altro che affondarvi? In quel momento io sento nelle orecchie il cristallino rumore di vetri.
Mi è capitato alle due del mattino, con lui ...
Bel ragazzo dai capelli fantastici, basta con i tuoi demoni. I miei sono abbastanza. 
Ormai ho preso atto del fatto che non può non piacermi nessuno, mi sono arresa all'evidenza della mia passione per la seduzione e il gioco serio del flirt. Però non riesco ancor a fermarmi poco prima del confine che mi porta alla rabbia e al dolore inutile, quello che non ti fa dormire nonostante ci siano sicuramente cose molto più gravi di cui preoccuparsi.

Lì sento il rumore del vetro sotto i tacchi.

L'ho sentito anche due giorni fa, durante quel concerto improvvisato...
Eravamo io, la voce e Mi alla chitarra.

Silenzio ... le prime note erano mie, come gran parte delle battute della canzone.
Ed ecco, sbaglio.
Era un FA non un LA, porca puttana!
Poi mi sono rialzata, ricomincio daccapo e vado fluida nel giro di accordi, ma sento ancora quel rumore soffocato dalla mia bravura appena riemersa. I cocci si muovono nel mio cervello come se fossero mescolati dalla mano di Pantagruel e mentre suono le lacrime scendono.
"Nessuno si è accorto dell'errore" mi dice Mi cercando di fermare la cascata di rabbia.
Sì, ma io mi sono accorta del vetro...
... il vetro nella mia testa che continua a infrangersi sotto i piedi. In quel momento stavano saltando, cazzo!

In quell'occasione c'è stato un lieto fine:
il fatto di aver capito che non era così male e che la musica non è morta sotto le mie dita, che posso farcela e che mai mi fermerò sulla tastiera del mio piano d'ebano. Alla fine ho sorriso, pianto e sorriso.

E ora aspetto questo lieto fine ...
... aspetto di dimenticarti o che tu dimentichi ciò che pensi di tutta questa storia sia tragica sia demenziale ...

O semplicemente scivolerai nel dimenticatoio e la tua distanza non sarà più un problema per me. Ci sarà un nuovo taglio di capelli, una nuova risata o una nuova parlantina a farmi ribollire il sangue di gioia o a spezzarmi l'aorta.

Aspetto la fine.
O l'inizio.

lunedì 5 maggio 2014

I tunnel della tristezza che spingono l'ispirazione

3 giorni di Comicon a Napoli e poi ritorno alla realtà....

...me li sono mangiati esattamente come ho ingurgitato la torta al Maid Cafè (che faceva veramente schifo, ma le maid erano carine). 

E poi cosa ho fatto?

Una passata di spugna nella mia vita sentimentale. L'ennesima. Questa volta ci ho messo 5 mesi per accorgermi che consideravo quello che mi stava accanto solo come una compagnia e non come un compagno. Beh, sono passi in avanti ... 

Cottina per un altro? Inevitabile.
Vuoi farci qualcosa? No... adesso cerco solo di annegare nella solitudine e di completare il processo di congelamento del mio cuoricino che da vittima si è fatto carnefice. Eheh, ogni tanto i ruoli si cambiano, ma fare il boia non è sempre così divertente, né si recupera tutto in un batter d'occhio. I pezzi li ha persi anche chi ha tagliato a pezzi l'altro e quindi la gente dovrebbe smetterla di ergersi a giudice e schierarsi sempre dalla parte del toro.
Proprio non riesco a capire perché il massimo dell'ispirazione arriva solo quando si tocca il fondo o si passeggia nelle proprie intime fogne. Forse perché il buio ispira, o forse perché siamo cresciuti guardando troppo Lady Oscar e Dolce Remì: abbiamo lo psicodramma nelle vene.
Il guaio è che mi piace, la tristezza è un'ottima alternativa all'apatia che ho provato di recente. Almeno annebbio la mia vista con le lacrime anziché guardare un punto senza neanche sentire i passi dei miei vicini. 

Comunque, andiamo avanti con i facts.
Sono andata avanti con gli esami e ho intenzione di ricominciare ad estrinsecare le mie doti recitative. Pare proprio che entrerò in una compagnia amatoriale, il che non mi dispiace perché il teatro mi mancava come mi potrebbe mancare un dito e devo occupare un po' di tempo ... 
...se non sono strapiena di impegni e di studio non sono mai contenta. 
Autolesionismo anche nelle abitudini. YEAH!

Alla fiera c'erano tanti invitanti gadget, ma essendo sprovvista di moneta ho dovuto rinunciare. Ricordo ancora quella splendida maglia con il TARDIS di Doctor Who :'( se ci penso mi tremano ancora le gambe. Poi mi sono imbambolata a fissare le cosplayers e a piangere sangue per la loro pazienza nel creare quella magnificenza di abiti *.* inutile dirvi che ho cominciato a progettare mentalmente un costume per il prossimo anno. Farà ovviamente schifo, ma ci avrò provato!
Ah, immancabili le donzelle che molto probabilmente credevano di dover partecipare alle audizioni per un film porno a tema Final Fantasy. Complimenti, siete sempre il mio bersaglio preferito!

Poi c'era lui *.*
Leon S. Kennedy.
A parte l'accento evidentemente partenopeo, era esattamente identico al mio sex symbol videoludico.
Ed è con una sua foto che vi abbandono e vo a nutrirmi.

Ah, vorrei esser fatta di pixel!

A breve posterò qualche fotina per i pochi followers :)
Saluto comunque la mia adorabile Catia che spero mi segua ancora. 


xoxoxo


martedì 15 aprile 2014

Tranquillo cocco, non ti lascio stare.

Caro spazio cybernetico reso inutile dalla Svet (=blog)
è un po' che non ti aggiorno e i miei post si fanno sempre più rari, ma ciò non vuol dire che ho intenzione di abbandonarti come un chiwawa in autostrada. Semplicemente ho tanta ironia in corpo e pochi argomeni.

O meglio...
... gli argomenti ci sono ma finirei per ammorbare tutti con la solita serie di sfortunati eventi che forse a Lemony Snicket sarebbero piaciuti, ma ora come ora non sono abbastanza "di peso" da poter scrivere un post pregno di paturnie e destare totale interesse e anche compassione.

Cosa faccio quindi?

Sproloquio, perché mi diverto.
Mi sento un computer con il serio bisogno di essere formattato.
Ho troppi troyan nel cervello, per favore datemi un antivirus!
Il mio antivirus è proprio lo sproloquio selvaggio, che sia su carta, che sia su blog o sulla pelle sventurata di un'amica (come la cara Nu o Fleur). Scarico tutte le parole come rifiuti tossici, mi svuoto e parto all'analisi di ciò che ho rimesso sul tavolo. Provo a mettere in ordine i concetti per farne un discorso banalmente riuscito e poi posso dire di aver cominciato a fare\dire qualcosa di concreto e interessante.

Davvero, oggi non ci riesco a fare l'intellettuale.
Ho già sprecato tutte le  mie cartucce ieri sera, parlando de "La Grande Bellezza" con un tipo con un cappotto orrendo e con un amore per David Lynch (oh really?) il quale ha osato sminuire i miei commenti negativi sul suddetto filmone-pompato-dall'Oscar.

Oh certo... (affermazione da 13enne rosicona fra 3...2...1...)
... ha parlato colui che si masturba guardando L'Esercito delle 12 Scimmie e lo osanna (probabilmente senza aver capito una leppa) tanto per fare il critico poraccio della situazione (ci ho provato a non essere volgare, ma proprio non mi riesce).
Ma basta eh! La Grande Bellezza per me è un film sopravvalutato. Punto. Stop. Non cercate di farmi capire che sono una testa di cazzo, perché continuerò a dire che non mi piace. Voglio fare quella poco mainstream? Può essere, fatto sta che Sorrentino non ha fatto un film ma una paraculata. No, non cambio idea! Quindi è inutile che mi inseguite con i forconi manco fossi il mostro di Frankestein.
State perdendo tempo e neuroni, dolci millantatori.

Non c'è niente da fare. Non smetterò mai di odiare la gente che parla tanto per smerdare il prossimo suo senza neanche una vera opinione sull'argomento.
Mi piace [perché tutti dicono che è bello e\o perché voglio fare il bastian contrario]e tu sei stupida, brutta e culona.
Sono un po' permalosa lo so, ma proprio non riesco a ignorare certi travasi di idiozia.

Beh dai, vi abbandono.

No, ho studiato troppo...
Torno a fare la nerd su Dead Space.

giovedì 20 marzo 2014

Items 1# + Chiacchiericcio

Ricomincio a cinguettare nel preludio di primavera dopo un'assenza un po' più lunga del normale. Non sono diventata famosa, né mi hanno rapita i rettiliani per ingravidarmi e creare una razza superiore, avevo semplicemente pochissime cose da dire ed è molto meglio star zitti piuttosto che fare figure da cioccolataia professionista. 

Come va cyberspazio? 

Io oggi ho deciso di scopiazzare una piccola rubrica da un altro blog (assolutamente più famoso del mio che è solo uno spazio imbrattato dalle paturnie). 

Benvenuti su Items #
Vi parlerò di... cose. 
Ma non ci trituri già gli apparati da più di 6 mesi con le tue "cose"?
E' vero, ma forse dedicare una rubrica a delle cose mi aiuterà a rimetterle un po' in ordine nel mio spazio e nella mia testa.
Bando alle critiche e alle spiegazioni e cominciamo!

n°1: Ratman
Ratman. Non so se l'ho solo accennato o vi ho spaccato le palle esattamente come ho fatto con molti dei miei amici non ancora toccati dall'irresistibile ratto giallo, con delle parabole sky per orecchie e la battuta (idiota) sempre pronta. 
Vorrei parlarvene evitando frasi tipo "Mi ha cambiato la vita", che solitamente si dicono sospirando dopo aver letto Siddartha (bellino, ma siccome sono arida nell'animo non ho visto nessuna luce in fondo al tunnel grazie a esso) ed esaltando il grande genio del buon Leo Ortolani. 
Ratman risponde a una domanda:
Qual è la ricetta del perfetto fumetto comico? Disegni buffi e a volte minimali, tante storie funzionanti e tutte le sfumature dell'umorismo, da quello sagace e sarcastico alla battuta idiota che direbbe il buffone di comitiva prima di essere preso a martellate sul muso dal resto del gruppo. L'universo di Ratman non ha una trama troppo lineare (vade retro piattume!), è folle, godibilissimo e può davvero risollevare il morale di qualsiasi musone cronico e\o occasionale (come la sottoscritta) grazie alla perfetta ricetta dell'humor di zio Leo. Parodie e citazioni si sprecano in tutti gli albi dalle più sputtanate a quelle più sottili e "ricercate"(credo di essere stata fra le poche persone a cogliere la citazione del film di Ed Wood "Gelnn & Glenda"). Insomma, dovete leggerlo. Non mi va nemmeno di convincervi perché tanto so che prima o poi ve ne innamorerete e mi ringrazierete.
Avanti, sono solo 2 o 3 euro sottratti ai vostri aperitivi domenicali.

n°2: Il braccialetto de "I Doni della Morte" 
Il mio è un po' diverso ma egualmente figo
Io faccio parte di quella generazione che ha subito quell'ondata fantasy, più o meno attiva fra il 2001 e il 2005, e ne è rimasta profondamente segnata. In quegli anni ci furono moltissime trasposizione cinematografiche di romanzi fantasy: il pomposo Signore degli anelli, Le Cronache di Narnia, Eragon, Lemony Snicket che non si è cagato nessuno tranne me e i parenti degli autori e attori del film, e dulcis in fundo il mio adorato Harry Potter. Se la fantasia delle altre ragazzine era,all'epoca, costellata dalle botulinate Bratz, la mia era occupata da ingombranti Ippogrifi di mitologica memoria e maghetti traumatizzati da stregoni tanto cattivi e con genitori tanto ma tanto morti. Già assidua lettrice dei libri (sì, mi vanto di essere fra i pochi che leggevano i libri del maghetto british molto prima dell'uscita del primo film) Harry Potter e la pietra filosofale mi ha destinata a una vita di fantasticherie frivole e di avventure molto sopra le righe. La saga non era un percorso di formazione, ma pura e semplice fantasia in carta e inchiostro.
In quegli anni, noi poveri amanti di maghetti occhialuti, elfi, anelli che fanno impazzire gli hobbit e di tutto il fantasy, venivamo additati come se fossimo degli eretici da mandare al rogo.
Insomma, leggere fantasy era da sfigati.
Tutto è cambiato negli ultimi anni. Inspiegabilmente, in una notte d'inverno, il Consiglio Segreto delle Mode Fatte Col Culo ha deciso che ora essere nerd è figo (maledetto The Big Bang Theory!), che essere hipster è figo e che (fare finta di) leggere fantasy è davvero troppo figo!
Gli stessi che denigravano noi poveri puristi adesso sono diventati ciò che insultavano.
Ma tutte le mode hanno il loro lato positivo: i gadget!
Quando Harry Potter non era cool nel mio territorio, i gadget in circolazione erano veramente pochi. Adesso i negozi on line e non hanno spazio e pixel da occupare con qualsiasi cosa che possa avere a che fare con i nostri beniamini. E finalmente arriviamo al punto (quanto chiacchieri Svet!):
è arrivato finalmente il mitico braccialetto in cuoio de "I Doni della Morte"! (il 7mo libro di Harry Potter)
Adesso è qui sul mio polso destro e lo porto in giro orgogliosa esattamente come avrei fatto a 15 anni. Ha un design molto carino e poco pacchiano.
Un gioiello da Tiffany? Prrr!
Harry Potter, I still love you!

mercoledì 5 marzo 2014

Non toccate il Santo Graal!

Buon pomeriggio!
Le nuvole si aprono, i fiori si colorano e lontano lontano si sente l'odorino delle pietre calde in primavera. Non vi nascondo che non vedo l'ora di denudare le mie carni ed esporle alla luce di un sole più caldo perché mi sono un po' stufata di quest'aria gelida. Purtroppo la meteoropatia non mi ha dato tregua quest'anno.

Credo che questo sarà un post piuttosto breve ... 
Non avevo molta voglia di scrivere ma ho forzato le mie dita sulla tastiera per due motivi:

1) Anche se mi seguono in pochi, non voglio abbandonare questo mio piccolo angolino. Questo blog merita rispetto, cribbio! Poi scrivere mi aiuta a sfogare tutte le mie paturnie e mi spinge a metter per iscritto delle riflessioni più o meno sensate, che a volte non riesco a dire a voce per codardia.

2) Ultimamente mi sono autoconvinta che spesso iniziare a scrivere anche senza idee può essere positivo per trovare la giusta ispirazione (sembra un ossimoro, ma ci credo veramente). Magari parola dopo parola mi verrà un'idea geniale e potrò finalmente abbracciare il tanto agognato premio Pulitzer (sogna Svet, sogna!)

Ma andiamo avanti.

Recentemente ho postato su FacciaLibbro una riflessione farlocca su "La Grande Bellezza": io faccio parte di quel 65% di italiani che stanno mettendo alla gogna Sorrentino. 
Io ritengo che spesso il premio Oscar venga affidato già da molto tempo con poco criterio (ho sentito addirittura che la giuria quest'anno poteva anche NON vedere i film in concorso... un po' come dire "Cacchio adoro le ostriche, ma non le ho mai mangiate"), ma "La Grande Bellezza" a mio parere non meritava nemmeno di essere in concorso. E' un film godibile, ma assolutamente pretenzioso e con punte anche parecchio trash! Poi, caro Sorrentino, dici che il tuo ispiratore è Fellini e poi ti fai produrre da zio Berlusconi? Viva la coerenza!* 
Ma veniamo al punto.
Dopo aver postato la mia riflessione sul caro social network, ho ricevuto diversi commenti e, ovviamente, c'era chi concordava e chi no. Tutto regolare, no? Peccato che sono stata trascinata in una discussione feroce, composta da gente saccente pronta a smontare e addirittura insultare chi non la pensava come loro. "Dici che fa schifo? Ma allora non capisci un cazzo!" oppure "Quando diventerai un critico cinematografico potrai parlare, per ora taci!" ecc. ecc. 
Li ho immaginati agitarsi sulla sedia di fronte al computer, con i capelli sparati, il pigiama sporco di yoghurt e una faccia deformata in un'espressione di profondo disgusto (forse causata dall'acidità dello yoghurt?). Io adoro le discussioni animate e amo confrontarmi con chi non la pensa come me, anzi più il loro pensiero discorda con il mio più affilo la lingua. Tutto ciò però deve muoversi nei limiti del rispetto. 

Dai, non vi sto mica uccidendo la nonna mettendole della cicuta nella pastiera! Ho per caso fatto la cacca su un'opera di Lucio Fontana? Il mio gatto vi ha mangiato le scarpe da tennis? Mi dispiace non essere fra gli adoratori del vostro Santo Graal, ma agitarsi così non serve a nulla. 
Mi è capitato un fantastiglione di volte di ritrovarmi in una discussione del genere e tutte le volte cado dal pero. Tutti giochiamo a fare i Sapientini e tutti vorremmo prenderci a schiaffi perché siamo tutti dei Sapientini. Perché? 
Perché deve vincere il Super Sapientino di VI livello!!! 
Anche nelle conversazioni sul cinema (o su un altro argomento pseudoculturale) vige la legge del più forte, ma più che una lotta per la gloria mi sembra una gara a chi ce l'ha più lungo. 

Dai ragazzi, siete viola come Twinky-Winky! Datevi una calmata!

P.S. Tornando alla straordinaria-opera-che-nessuno-deve-toccare-perché-havvintolloscar, vorrei dire che il vostro adorato film per me è semplicemente una paraculata.Sorrentino ha girato "La Grande Belelzza" per il pubblico americano solleticando il palato grossolano del popolo più faigo del mondo. E'  un film pomposo, pieno di tutto e di niente, con messaggi solo accennati e immagini già viste.
Per farvi capire è un po' come il McDonald's: i panini sono chimici, grassi e pieni di tutto ma poco nutrienti e spesso fanno male. Ogni tanto si possono anche ingurgitare, ma abusarne ti porta all'obesità.
Gli USA sono la patria del McDonald's.

La Grande Bellezza è il McDonald's del cinema.
Gli USA amano la Grande Bellezza. 

Uguale... 
OSCAR! 

[Dopo questa potete internarmi]

venerdì 21 febbraio 2014

Sproloqui + Buoni propositi (non ancora) andati a male [Part 2]

L'osservatorio spaziale Svet vi augura buonpomeriggio.
Si prega di allacciare le cinture e subire passivamente gli sproloqui della blogger-sfigata. 


Spasibo!

Ma ciao a tutti, soprattutto a quelli che sono incappati per la prima volta in questo blog dalla grafica pessima. Prima o poi la sistemerò, giuro!
Non aspettatevi nulla di super figo o sagace, semplicemente parlo. Sta a voi decidere che cosa sono: una donna dal delizioso sarcasmo e dalla scrittura piacevole? O una depressa che pretende attenzioni? (le due cose possono anche andare a braccetto).

Un attimo, devo trovare la musica giusta ...
Sì, sono una di quelle hipster che deve ostentare il suo smisurato ammmorrre per la musica. 

Yeah Yeah Yeahs 

Per la precisione sto ascoltando Pin dall'album Fever to Tell. Provo un amore smisurato per gli YYYs. Sono uno di quei gruppi di "nicchia", risultato di un melange di generi alla rinfusa, dannatamente eccentrici ed eccessivamente bravi, nonostante non siano dei portatori di tecniche musicali innovative. Karen O è decisamente divina: voce lamentosa e melodiosa, look sporco, androgino e assolutamente eccessivo. 
Non so perché tutto a un tratto sono diventata una critica musicale di provincia ... Boh ...
I miei sono sproloqui senza pretese e ho notato che ultimamente vanno molto di moda nel web. A tutti piace parlare ma non tutti sanno parlare delle cose giuste.
Per esempio, sono sicura che avrei molto più lettori se mi trasformassi improvvisamente in una fashion blogger, magari dallo stile molto indie, dall'aria pretenziosa ma sempre pronta a ribadire la propria invisibile umiltà con frasi tipo: 

"Ok ammetto di non essere una brava [aggiungiqualsiasiattivitàesistente], ma credo di essere una delle migliori. Senza togliere nulla agli altri!"

Seriously? 
Anyway, non posso fare la fashion blogger perché mi vesto di merda e non ho abbastanza soldi per svaligiare il negozio di Prada in Via Sparano. 
Però devo ammettere che mi piace molto sbirciare il profilo Instagram delle sedicenti fashio blogger. Forse cerco ispirazione o forse mi piace criticare chi si veste peggio di me.
Non ho le idee molto chiare in questo post ...
Prima di iniziare avevo un'idea ben precisa di quello che avrei dovuto scrivere, ma ora come ora mi sono impigliata nelle mie stesse parole. Mi sento un gatto impegnato a togliersi i fili di lana dalle unghie. Una sensazione tremenda, anche peggio delle paturnie periodiche che puntualmente mi affliggono. 

Una cosa sensata da dire c'è. Ho deciso di darmi degli ordini e (tenetevi forte) di rispettarli. Senza troppi giri di parole vi faccio una lista così la chiudiamo subito (e così mi autoconvinco che posso farli):
- sarò più costante con il pianoforte.
Ultimamente mi sono trovata troppe scuse per non suonare. E' qualcosa che mi piace e mi sono leggermente rotta di nascondermi dietro un dito. La verità è che la paura di fallire e il troppo confronto con gli altri, mi stavano mangiando la carne e il talento, quindi tanto vale dare un calcio a tutto e riprendere il mio quotidiano doremifasol. 

- criticherò meno il prossimo e farò meno sarcasmo (ok, non ce la posso fare).
Facciamo che smetterò di criticare quando mi rode. Ok?

- smetterò di impormi letture che mi fanno schifo
Non so se reggerò... The Dubliners di Zio James Joyce mi sta pesando sul cuore in una maniera inaspettata. I primi racconti sono stati i miei migliori compagni di viaggio in treno, ma ora provo un'inspiegabile repulsione nel leggerli. Credo di avere bisogno di mettere in pausa la lettura... mi succede spesso con i racconti. Per me sono come dei piccoli e splendidi cortometraggi che potrebbero essere benissimo sviluppati in più di qualche riga. Diventano dei riassunti che lasciano l'amaro in bocca e un grosso "E adesso?" sulla lingua. 
James, devi aspettare. Ritorno da te Mr Hornby. 
Ho cercato di resisterti, di fare quella poco mainstream, di non cedere alla tua copertina blu elettrico ... ma ho perso ... Cominciamo Alta Fedeltà. 

E con queste parole finisco il mio the alla liquirizia e comincio i preparativi per l'incontro con la mia dama di compagnia Mea. 

Pokà!



sabato 8 febbraio 2014

Rosicare durante un concerto jazz.

Apparentemente i titoli dei miei post non vogliono dir nulla. Sembrano pretenziose frasi da hipster depressa.
In realtà spiegano in qualche parola tutto quello che non voglio dirvi, ma che voglio farvi intendere senza darvi la possibilità di scorazzare troppo nei miei fatti. Mi limito a dare qualche riferimento biografico e poi a parlare in generale, come se la questione mi riguardasse poco.

[Sto parlando come se avessi triglioni di utenti che mi leggono ... beh un po' di illusione non guasta]


Cominciamo?

Rosicare. Mh... parola vagamente onomatopeica ...
Si rosica perché si è meno belli di Jared Leto; perché la tua compagna di corso ha lo smalto della KIKO e tu quello cancerogeno dei cinesi; perché lui ha preso trenta, tu stai lì nel tuo angolino e potresti giurare sui Santi Medici che sicuramente è un raccomandato, ma non vuoi proprio ammettere di aver perso tempo sui social network; perché, semplicemente, c'è chi arriva prima di noi a qualcosa.
Tu non ottieni e senti un bruciore facilmente confondibile con la sindrome premestruale, che durerà molto meno dei 5 giorni rossi, ma che darà molto più fastidio. Solitamente (soprattutto se si è complessati come me) dopo il bruciore arrivano le paturnie.



No ma non me ne frega. Aspetta, perché mi frega? 
Farò finta di niente. Tanto sono loro a fare schifo.
Ok, però se non fosse così?
Se fossi io in difetto?
Non ci sono arrivata, non l'ho ottenuto.
Quindi sono proprio io a essere da meno.
Assolutamente no. E' solo fortuna.



Alla fine risulta tutto inutile. Non siamo arrivati dove volevamo, ci è arrivato qualcun altra\o prima di noi e in questo momento si sta spupazzando l'agognato trofeo proprio sotto i nostri occhi impotenti o dietro le spalle pugnalate, a seconda della drammaticità della situazione. 

In the end, si rosica.
Negare l'evidenza, dire che non ce ne frega un tubo è totalmente inutile. Possiamo farcelo ripetere da amici, fidanzati e relativi vari, ma quella R di "rosicare" gratterà sempre di più nel nostro stomaco. Quando poi l'oggetto perduto del desiderio è facilmente collegabile alle relazioni e alle paturnie da "sentimenti", il suono è davvero insistente e insopportabile, quasi come se volesse diventare il protagonista del nostro campo uditivo e (spesso) visivo. 

In certe situazioni come si fa a mettere da parte la voglia di picchiare infanti per sfogare la nostra frustrazione? Non posso mica iscrivermi a un corso di salsa&merengue solo per dimenticare una delusione sentimentale. Far fuori la Bocca di Rosa che mi ha sottratto l'osso non è legalmente appropriato, anche se il desiderio di avvelenare il suo aperitivo con un infuso di mandorle amare non sarebbe male. 
Ma voglio arrivare subito al punto della questione. Dopo tutto questo pensare e rosicare, dopo tutte le matite spezzate e dopo tutte le occhiatacce intimidatorie, dov'è finito il nostro "oggetto".
O meglio, il nostro oggetto è diventato solo un oggetto! La voglia di sconfiggere ha ridotto la dignità del nostro obiettivo a quella di una pacchiana bomboniera di un matrimonio partenopeo organizzato da Real Time.
Esattamente come al nostro uomo (sì, perché qui si parla di relazioni. Sono proprio una donnetta da romanzo Harmony!) non frega un cazzo di noi, a noi non frega un cazzo di lui. E' la voglia di far pipì su un territorio non nostro, di piazzare la nostra bandierina di Risiko sul Kamchatka e osservare trionfanti i nostri ex-compagni di gioco ora acerrimi nemici, che muove la nostra battaglia.
Qualora dovessimo battere l'altro avremo la gloria, ma dopo niente, perché non ci frega niente.
In caso contrario rosicheremo, che durerà molto più della gloria. In ogni caso dopo domina il niente.
Ci si guarda indietro e si incontrano le teste dei compagni morti. Noi abbiamo una medaglia oppure no, ma siamo comunque da soli.  

Morale della favola? Direi di non perderci troppo tempo. Il deretano ci pruderà per un po', ma dargli poca importanza potrebbe alleviare il fastidio rapidamente. Non è escluso che si ripresenti, ma forse saremo più allenati di prima a ricevere il colpo e a dire "Who cares?". Personalmente il mio metodo è incazzarmi tanto e poi distrarmi con qualche telefilm british oppure con i miei compagni di sventure. 

Potrei annoiarmi talmente tanto da dimenticare di aver perso una bomboniera orribile.

domenica 2 febbraio 2014

Continua e continua. Mal di testa da mal tempo e paturnie periodiche.

Una settimana devastata dagli starnuti di Gesù Cristo e Buddha.
Poveri cicci, sono allergici alle graminacee.
Il mal di testa mi assale come un granchio sul retino da pesca di un bambino rompiscatole, l'unica cosa con cui sto socializzando negli ultimi giorni è il vocabolario di polacco, la persona più interessante con cui sto conversando è Aleksandr Puskin e sto divorando puntate di Doctor Who come se fossero Smarties.
Fortunatamente fra poco sarà tutto finito! Dai Svet!
Diventa una meretrice di voti e piglia ciò che passa in convento!

Questo tranning autogeno non funziona proprio correttamente. Passo da momenti di sconforto universitario ("Laurea?! Dove sei?! Non ti avrò mai!") a vera positività distruggi-modestia ("Buah, questo esame me lo mangio! Io son figa e me ne vanto"). Tutto poi si conclude sui mille mila schemi che infestano i miei quaderni Pigna e qualche occhiata nel web alla ricerca di inutilità.

(Questo telefilm è l'epicità. Peccato che pochi lo comprendano :'(
 Il  degno sottofondo di queste giornate grige)

Adesso ci arrivo al punto, non vi preoccupate.
Ultimamente è nata una conversazione sociologica con una collega di università, qualcosa da far invidia ai convivi intellettuali di tutti i partiti di sinistra. Lei mi guarda e mi chiede:
"Ma non trovi che Carlo Cracco sia veramente figo?"
Non ho subito visualizzato la fisionomia del buon Chef mietitore di cuori e autostima, non perché io non abbia mai visto MasterChef, ma perché la prima cosa che mi viene in mente quando mi nominano Cracco è la sua debordante e gratuita stronzaggine.
Personalmente non lo trovo né un bell'uomo né mi interessa la sua bravura culinaria (sono ancora immune all'incantesimo del mestolo che ha colpito metà della popolazione mondiale), però quest'orda di fans sfegatate che ronzano intorno a Cielo e Real Time mi turba un po'.
Quando ho chiesto alla mia amica "Perché ti piace Cracco?"
"Ma come?! E' un figo!"
"E' uno stronzo"
"Appunto!"
Silenzio eloquente di due secondi e conseguente cambio di argomento onde evitare un travaso di bile.

Questa continua attrazione per lo stronzo di turno non l'ho mai capita nemmeno quando ero io stessa a puntare lo stronzo di turno. Ok essere affascinate dal mistero, da quello che vive in un mondo suo e non ti lascia entrare e tu per istinto di vecchietta pettegola ti ci avvicini, lo pensi, svisceri la sua personalità manco fossi Sabina Spielrein. Però dopo un po' l'amor proprio sovrasta l'autolesionismo. 
Però in questo caso non si tratta di farsi piacere uno stronzo, ma di essere affascinata da qualcuno perché è stronzo.
Ecco.
Arriva Carlo Cracco seguito da Bastianich, insultano e la spettatrice chiede un bis di bastardaggine sul malcapitato concorrente.
Perché? 
Purtroppo nella stragrande maggioranza degli esseri umani prevale il senso della sottomissione al più forte. Quello che sa demolire pezzo per pezzo l'autostima di chi gli sta di fronte è degno di grande stima, il debole fa meglio a tornare nella sua capanna piena di My Little Pony. L'unico modo per contrastarli è essere come loro, mostrare gli artigli dopo averli affilati e anticipare le sue mosse mordendolo alla gola. 
E' bene quindi mantenere la propria riserva di freddezza per difendersi (e perché no difendere) dai tanti Cracco. 
Intanto evitiamo di mitizzare troppo la cattiveria. Forse tutti la stanno scambiando per severità?
Ma la severità non critica assaporando il momento della vittoria.




lunedì 27 gennaio 2014

Crepitio dell'acqua e del fuoco.

Sono nata al contrario. Sotto Terra, partorita dal retro dalla coda dei papaveri e dalle vene della quercia.
Vedevo i fiori dalla parte delle radici e le pettinavo con le dita, snodando ogni filo per farli respirare. Non ricordo quanta terra ho inghiottito, ma non mi dispiaceva perché non conoscevo sapore migliore.
Finché, nell'ultima decade di Aprile, non mi hanno disseppellita per farmi crescere all'aria aperta, farmi respirare quello che conoscevo solo in teoria, insieme ai bipedi chiamati gente.
Persona al singolare.

I primi anni di vita sulla Terra, e non sotto Terra, scorrevano frettolosi sugli insegnamenti dei veterani, qui chiamati adulti. Mi chiamavano Kaspar Hauser*, anche se conoscevo molte altre parole, oltre al mio nome e cognome. Sapevo camminare e percepivo nitidamente lo spazio con i miei occhi verdi.

Conosco la vostra lingua. La origliavo sotto le case. Conosco i pensieri delle radici. Per anni sono stata la loro confidente. Conosco lo sporco che mi avete riversato addosso, nel ventre della terra.

La mia seconda nutrice, Marie, non si sconvolgeva quando le parlavo delle mie origini, non storceva il naso quando annusava il mio corpo odoroso di muschio e ammirava la mia naturale sensibilità al colore dei fiori. Sarei potuta svenire per l'emozione alla vista di una genziana aperta o di un gelsomino appena appassito.
Una sindrome di Stendhal sui toni della botanica.
Marie è bruna, riccioluta, un viso tondo e burroso e una voce da mamma umana per me nuova, per molti scontata.
Mi ripuliva dalle macchie di terreno e asciugava le mie lacrime nostalgiche.
Mi ha insegnato che ogni creatura deve cercare la "sua creatura".
Che ognuno deve appartenere a ognuno.
Che anche io, un giorno, avrei avuto bisogno della "mia persona".
Io le ricordavo che la Terra mi aveva lasciata andare. Mi amava, ma perché avrebbe dovuto continuare a soffocarmi con il suo sapore castano? Tutti vogliono respirare, perché qualcuno che ci ama non dovrebbe?

Capii subito che la sua lingua non mi apparteneva più, che parlare d'amore poi mi avrebbe resa vittima di un triste ciclo affettivo. Così lasciai casa sua, i suoi vaneggiamenti e le sue amorevoli cure.

Anni dopo, quando la ritrovai seduta nel nostro bar preferito, mi confidò di aver pianto.
Le avevo detto la verità, ma non poteva accettarla. Voleva qualcuno da possedere e coccolare, ma si era invaghita di una creatura di nessuno. Le sono sfuggita dalle mani come i petali morti delle primule.

Prima di dirle addio, prima di tornare a vagare, le ho cantato la nostra canzone, senza curarmi dei clienti poco abituati alle esibizioni dei folli e dei musicisti improvvisati. Cantavo Asleep, rimpiangendo di non avere un pianoforte per riempire le pause della melodia.
Dimenticai le ultime parole, Marie non se ne curò.
Non mi abbracciò per non sentire il mio odore.
Non sorrise per non darsi speranze.

Cosa posso fare, colombella? Non posso cantare accanto a te, finché ti addormenti. Potrei darti l'illusione di ritrovarmi alle sei di mattina. Ho bisogno di andare.
Non tornerò sotto le radici.
Non tornerò da te.
Non voglio prometterti di portarti nel cuore. Puoi crederlo.
Mai lo saprai.
Mai te lo dirò. 



*NdT. Kaspar Hauser fu un giovane tedesco che affermò di essere cresciuto in totale isolamento in una scura cella. Poteva nutrirsi solo di pane e acqua e il solo odore di carne o alcool gli provocava terribili convulsioni. Reagiva violentemente a qualsiasi impressione sensoriale, come ai suoni acuti. Non riusciva a riconoscere la tridimensionalità del paese che vedeva dalla finestra della sua cella, tanto che, quando iniziò a comunicare, pensava fosse un brutto quadro, venuto male. 

mercoledì 8 gennaio 2014

Vita di Adèle (probabile traccia di spoiler)

Ok, ok ho avuto bisogno di rifletterci un po' su.
Mea culpa.

E' che non avevo proprio un'opinione a riguardo! O meglio, ce l'ho sempre avuta, ma nell'esporla mi rendevo conto che si contraddiceva da sola e dopo ore di elucubrazioni mi dicevo "Minchia Svet, sei l'emblema supremo dell'incoerenza".

Così ho dovuto rivedere il film altre due volte, ho setacciato le mie idee da quelle degli altri e sono quasi sicura di aver formulato un'idea totalmente personale e preservata dal giudizio altrui.

Chi non vuol condividere, non condivida.

Oddio, è stato un parto mentale con tanto di cordone ombelicale annodato al collo.

Bando alle ciance, cominciamo!

Piccola premessa (ancora?!) rivolta a tutti coloro che sono rimasti scandalizzati profondamente dalla mezz'ora di sesso esplicito presente nel film. Forse è il caso di domandarsi se vi dava più fastidio la scena di sesso in se o il fatto che sia stata interpretata da due donne. Qualora vi riconosceste nel secondo caso, mi dispiace per voi, ma almeno una lenticchia di omofobia ce l'avete in corpo. Se invece siete più vicini alla prima opzione vi domando: dopo tutte le zinne di fuori che tutt'ora troneggiano in TV, nei film di Von Trier e Bertolucci e dopo tantissime scene di violenza gratuita presenti in ogni angolo dei media, vi pare il caso di diventare proprio ora dei moralizzatori incalliti? Non è che siete omofobici anche voi?
Mh, il cerchio si chiude a quanto pare.

Ok, ora comincio per davvero.

Un bel giorno Julie Maron ultimò "Il Blu è un colore caldo" graphic novel che non ho ancora letto (se il disegno non mi ispira raramente prendo in considerazione un fumetto) ma che forse entrerà a far parte della mia modesta collezione. Da qui è stato tratto il film in questione: in francese La Vie D'Adèle (sì, si scrive con l'accento grave), in italiano La Vita di Adèle, interpretato da Adéle (appunto) Exarchopoulos, francese ventenne dalle sfumature elleniche e Léa Seydoux, che io avevo già visto in "La belle Personne", film piacevolmente tragico dei primi anni duemila (da segnalare la presenza del fascinoso Louis Garrel). La ritroviamo anche in "Midnight in Paris", in un ruolo che sicuramente nessuno di voi ha preso troppo in considerazione.
La trama de "La Vita di Adèle" illustra, molto semplicemente, il percorso amoroso ed emotivo di Adèle: dalla prima cotta degli ultimi anni del liceo alla scoperta del vero amore. Lo scopre grazie a Emma, una misteriosa e sorridente artista dalla pelle algida e i capelli blu. La storia va avanti, sempre più intensa, sempre più dolce e sensuale fino all'inevitabile rottura...
Io personalmente, alla prima visione, ho totalmente frainteso il film. Questa non è la solita saffica storia d'amore alla "Lost & Delirious", che parte con il coming out, continua nella passione carnale e finisce nel tradimento e nella conseguente tragedia degna di Eschilo. Absolutley no! Il film non ha bisogno di nessuna dichiarazione ai genitori ("Papà, mamma. Sono lesbica, ma non mi picchiate") né di un percorso di accettazione del proprio orientamento sessuale. Adéle scopre l'amore senza chiedersi se è giusto amare un uomo o una donna, senza nessuna paura del giudizio degli altri. Ama intensamente, sfociando verso la fine nel desiderio morboso di attenzioni, nell'ossessione. Sbaglierà, tenterà di riparare senza successo, ma continua ad amare incondizionatamente la sua Emma, nonostante lei sia scappata dalla fessura delle sue dita in un fatale momento di distrazione.

Ok, il film non è totalmente privo di situazioni della serie "Oddio sei lesbica!". Il regista dedica solo pochi distratti minuti ai battibecchi di Adéle e le sue 'amiche del cuore', le quali sono sorprese e schifate alla vista di Emma all'angolo della strada, ("Quella ha la faccia di una che lecca le fiche") iniziano ad indagare sulla sessualità dell'amica con preoccupata e insolente curiosità. La scena è scivola facilmente nell'indifferenza, ma Adèle non ne esce totalmente illesa, ma il dramma dura poco, perché la sua Emma la attende sulla loro panchina, con il quaderno degli schizzi aperto e un sorriso dolcissimo sotto il naso.
Una delle caratteristiche principali sono i frequenti primi piani e le inquadrature strette sui visi e i corpi pieni delle attrici. E qui arriviamo alle tanto ricamate scene di sesso. Forse un po' lunghe, forse riproposte con una certa ossessività. Ma dopo aver visto il film per ben tre volte sono giunta a una conclusione: il loro amore è intenso e viscerale e quelle continue inquadrature, che riempiono ogni pollice del vostro schermo con le guance, le gambe, le labbra di Emma e Adèle, mirano a trascinarvi con violenza in quella passione disperata che caratterizza questa morbida coppia. Baci su ogni centimetro del loro corpo che non vogliono provocare o scandalizzare, ma solo catturare. Siamo costretti a immedesimarci in Adèle. Con lei amiamo, con lei ci sentiamo sole perché Emma è troppo assorbita dal suo lavoro (ecco, questa è l'unica trovata che non ho apprezzato... certe banalità della serie "Tu mi trascuuuuri!" mi hanno stancata sia nei film che nella mia vita sociale), con lei tradiamo, con lei imploriamo e con lei alla fine ci rassegniamo nel nostro abito corto blu. La accompagniamo a scuola esattamente come la accompagniamo fuori dalla mostra d'arte.

Ora, un piccolo appunto su una delle attrici.
Léa Seydoux interpreta Emma. Io sono innamorata di questa donna. *.* Non voglio soffermarmi troppo sulla sua interpretazione (secondo me ottima, ma lascio a voi il piacere di scoprirlo) quanto sulla sua bellezza
superficiale. Quelle guanciotte e quegli occhioni. La adoro nonostante le sue evidenti borse sotto gli occhi, che secondo me gli danno un sacco di fascino maledetto da bohemienne insonne. Le attrici francesi misconosciute hanno sempre esercitato un particolare fascino su di me, condito di tanta tanta ammirazione. Da adolescente ero (e tutt'ora sono) pazza di Clémence Poésy, Fleur in Harry Potter. Studiando francese, ho potuto guardare e capire anche i film francesi inediti in italia. Non so secondo quale volo pindarico sono riuscita ad arrivare a da uno dei film di Clémence a "La belle Personne". Qui, come ho già detto, è avvenuto il primo incontro fra me e Léuccia mia. Ovviamente la visione di "La vita di Adèle" è stato il colpo di grazia e mi ha fatta cadere ai suoi piedi.
Ah, l'amour!

Fine recensione.
Alcuni miei amici hanno sentito delle mie opinioni a caldo che sicuramente sono in totale contrasto con ciò che ho appena detto. Ma ci ho riflettuto tanto.
Secondo me questo è un film che va rivisto, perché molto probabilmente il nostro naturale istinto al pudore (o una misteriosa omofobia latente) ci spinge a porre l'accento più su quella scena di sesso così prolungata, piuttosto che sul resto. Vita di Adèle merita più possibilità e non credo che bisogna spaventarsi troppo della sua intensità.

Non tutti hanno provato un amore morboso e disperato. Conoscerlo almeno in teoria potrebbe essere utile.