lunedì 28 ottobre 2013

I consigli impliciti delle copertine

Giubilo in tutto il villaggio! Ho trovato un libro rapitore!

Dovevo completare una saga fantascientifica, ma ho deciso di prendermi una pausa di riflessione. Non sono più psicologicamente preparata a leggere una serie di libri tutta d'un fiato dai tempi di Harry Potter. La mia povera mente duttile e malleabile viene assorbita dagli universi fantastici della carta stampata, tanto da sentirsi fin troppo coinvolta emotivamente, quindi ho bisogno di qualche libro leggero da intermezzo fra un tomo e l'altro. 


Ultimamente mi ero dedicata ai tascabili da 0.99 cent della Newton Compton (hanno dei traduttori davvero inetti, ma capitemi, i denari soppochi). Ho comprato Bulgakov, Seneca e Lovecraft (tanto amore!). 

Anyway, stamattina mi sono spostata dal paesello rurale alla città per l'uni e, avendo un po' di tempo libero prima di gettarmi nello studio matto e disperatissimo, ho deciso di recarmi alla Feltrinelli. Erano circa le nove e venti del mattino ... pochi lettori svegli sulle poltrone di pelle. Ho guardato con orrore i loro libri di Fabio Volo, stretti fra il pollice, il medio e l'anulare, e ho compatito le loro povere menti martoriate dal qualunquismo dozzinale di quelle pagine. Capisco le letture leggere, ma certi libri (e sto facendo un delitto associando questa parola a Fabio Volo, mea culpa) andrebbero bruciati come consiglia il buon Bradbury.*
Sto divagando.

Cerca di qua e cerca di là ma niente. Volevo tornare da Asimov, ma i suoi libri non sono da intermezzo, tutt'altro: ti risucchiano il tempo e le forze più di un esame universitario e dopo ti senti svuotato con la voglia di vivere in un mondo fantascientifico ed avere un robot come amico.
Quindi, amico russo, non è il tuo turno.
Ancora niente per venti minuti. Avevo pure preso in considerazione di comprare un altro libro di Niemirovsky, ma finché non avrò letto Suite Francese non lo farò. Mi sentirei in colpa.

Che fare?

Improvvisamente incrocio lo sguardo di un caro conoscente inglese. 

Nick Hornby.
Il nostro primo e ultimo incontro è avvenuto sulla carta di Febbre a 90°, ben scritto ma totalmente concentrato sul calcio e le squadre inglesi. Mi sono fatta una cultura sui risultati delle partite dalla fine degli anni 70 agli anni novanta. Quindi capite che tutto ciò non ha destato il mio interesse e, soprattutto, mi ha allontanata da lui. 
Nick, fra noi non può funzionare.
Ma, come con la gente, concedo sempre una seconda, a volte anche una terza e perché no una quarta, possibilità. Quindi mi sono messa alla ricerca di un titolo interessante.
Sapevo che Hornby non è proprio una lettura da intermezzo, ma qualcosa mi suggeriva di lasciar perdere i miei cavilli mentali e leggere quel che cacchio sentivo di voler leggere. 

Alta Fedeltà? Giammai! Per principio! Chi dice di essere un amante di Hornby nove volte su dieci ha letto solo Alta Fedeltà
Dunque... copertina rossa a ore dodici ...
Tre sagome in caduta libera ...
Non buttiamoci giù.

Mi stai prendendo in giro o vuoi darmi un consiglio?
Leggo il retro della copertina e i miei occhi si aprono in un'espressione di stupore. 
Dopo quello che è successo (o non è successo) ieri sera, mi ritrovo fra le mani un romanzo che straripa humor inglese e mi spinge a pensare che le cose non stanno andando poi così di merda. Dovrei quindi lasciare che gli eventi prendano il suo corso senza darci troppo peso, nonostante il mio piccolo cuoricino sia fin troppo martoriato da un silenzio tombale interrotto solo da qualche saluto imbarazzato? 
E chi è che me lo sta dicendo?
Un libro rosso sangue trovato per caso, in una mattina d'ottobre primaverile, sullo scaffale centrale della Feltrinelli.

Ancora una volta ho voluto pensare che le cose non succedono per caso e che ogni tanto il Fato ci mette lo zampino ... ne sanno qualcosa le eroine di Euripide ed Eschilo.

Ho cominciato a leggerlo e in un paio d'ore sono arrivata a leggere quasi un quarto del libro. Non mi succedeva da tantissimo tempo.
Forse sono sono spinta dalla convinzione che quello sia un segnale.

Forse sono davvero duttile e malleabile da lasciarmi convincere da stupidi luoghi comuni come il destino che ci manda segnali.
O forse Nick Hornby scrive semplicemente da Dio e, questa volta, ha azzeccato anche la storia e non solo lo stile. 

Bene Nick, riprendiamo questo flirt ironico e sensuale.




*per favore, capite il mio sarcasmo. 

mercoledì 23 ottobre 2013

Com'è che adesso sono allegra?

Bonjour Bonheur! Au Revoir Tristesse!

(è un Au Revoir, non un Adieu. Non sono ancora così speranzosa)


Oggi mi sono rimessa alla ricerca di canzoni dei Kings of Convenience e ho trovato la chicca che potete visualizzare proprio quassù. Erlend Oye è il secondo (davvero?) chitarrista del duo norvegese che tanto mi sta rasserenando nell'ultimo periodo. La canzone in questione ha scatenato in me il processo di identificazione-patologica, nello specifico, mi rivedo nel testo e la protagonista possiede l'ottanta percento delle lettere del mio nome (Lucia). In questo caso, la sensazione di serenità che consegue questo meccanismo perverso mi sta alleggerendo un po' il macigno nello stomaco che ho maturato nel mese e mezzo dopo il mio ritorno. 
Credo di non aver mai parlato del mio trauma post-Polonia in questo piccolo spazio virtuale.
Ora come ora sarebbe inutile ricordarlo, dato che ho appena finito di dire che sto meglio. Mi limito solo a comunicare alla platea che il disagio maturato in precedenza, da cui mi sto purgando negli ultimi tempi (grazie anche alla musica, tanto per restare in tema), ha avuto ripercussioni anche sul mio fisico e i miei rapporti sociali. E quì concludo ... riprenderò l'argomento quando sarò abbastanza depressa!

A proposito di lauree (ascolta la canzone per capire il nesso)...
signorina Svet, mettiamoci sotto altrimenti col cavolo che finirà! 
Non mi manca granché alla fine, ma non voglio fare l'errore più volte ripetuto di cullarmi negli allori profumati del "tanto posso farcela anche studiando poco". 
Sarà dura ma I can do it! 

Sto cercando di immaginare la mia seduta di laurea.
Nonostante il mio rapporto con l'essere umano sia ultimamente conflittuale, ho sempre immaginato la discussione della mia tesi con me circondata da amici e relativi diretti che festeggiano. Sarà sintomo del mio ego gonfio e pingue o voglio solo sentirmi amata come al solito? 
Comunque ho sempre guardato con perplessità quelle persone che dicono "No, scherzi? Io alla mia laurea non voglio nessuno! E' solo un pezzo di carta, solo un contratto ... alla fine c'è poco da festeggiare". Certo, certo. Il fatto che qualcuno voglia festeggiare dopo che si è fatto il culo per circa 3\4 anni di appelli saltati, professori stronzi, esami che spingono al suicidio\omicidio, è qualcosa di talmente stupido per te. Tu sei troppo avanti, vero?
Ma... WHAT?
Sarò borghesuccia, ma io come premio per la mia fatica voglio almeno un piccolo coro urlante di amici stretti e una corona d'alloro tanto per sentirmi un po' dea della Vittoria. 
Non pretendo mica la festa Super Sweet Sixteen! 
Proprio non capisco certa gente. Solitamente quelli che parlano così sono gli stessi che denigrano i gusti musicali\cinematografici\letterari altrui, che giudicano tutto troppo mainstream e che ritengono che i momenti di allegria ed idiozia momentanea siano sentimenti troppo bassi per loro che sono "sensibili e incompresi e capiscono solo i sentimenti più alti, quali l'amore per l'arte e bla bla bla" 
Ma cos'è quest'ansia da mainstream? 
Doppio WHAT?
A volte penso che vogliano essere tristi per forza. Si nascondono dietro quest'aria da artista\umano ferito e maledetto, ma pur sempre al di sopra della media perché nessuno può capire "ciò che lui ha passato" (nel 60% dei casi "ciò che lui ha passato" ha la stessa gravità di una tinta sbagliata). E stanno lì, con i piedi nelle loro scarpe vintage e eventualmente con uno strumento musicale in mano (solitamente chitarra ... ouch!) scambiando due parole con la povera malcapitata (TU).

Lui: Ciao ... (voce saccente e\o depressa)
Tu: Ehi ciao! 
Lui: Cosa leggi?
Tu: Una poesia di Sylvia Plath.
Lui: Oh, vero? Me l'aspettavo sai ... ormai con questa moda hipster, tutte sono diventate delle assidue mangiatrici di poesia. Mangiano poesia e non ne sentono neanche il sapore...
Tu: Veramente io leggo la Plath da quando ero bamb...
Lui: Si, si, si. Certo. Comunque, io ultimamente mi sto dedicando alla lettura delle poesie di *inserite il nome di un poeta ungherese di quart'ordine a vostra scelta* e guardo film di un regista turco chiamato *regista-indipendente-spesso-pessimo-ma-figo-perché-sconosciuto*. Io dico che bisogna supportare le nuove menti, che bisogna comprenderle, bisogna aprire il proprio cuore. Detesto chi va dietro ad artisti mainstream... è tutto così mainstream!
Tu: Ma se un regista sconosciuto diventa, come dici tu, mainstream, come la mettiamo? Smetti di fartelo piacere pur essendo promettente e talentuoso?
Lui: ... 
Tu: Uh?
Lui: Devo andare, sta per cominciare il "Cineforum" del partito. Ciao.

Dura verità.
Mi sa che devo cominciare a regalare lamette per i compleanni. Così, giusto per dare un incoraggiamento.


lunedì 14 ottobre 2013

"Mi hanno detto dei tuoi viaggi, mi hanno detto che stai male... "

Tutto questo merita un post. 

(Sottofondo || Si clicca)

Un post fin troppo personale. Devo toglierci un po' di logica in modo tale da non sbandierare troppo le mie piccole cagatine giornaliere

Il voyeurismo di qualche blogger sconosciuto non verrà soddisfatto fino alla fine, sorry, ma chi sa capirà dove voglio andare a parare con il seguente flusso di coscienza alla Joyce. 


Mi hai chiamato e mi sono avvicinata. 
Secondo alcune malelingue non avrei dovuto.

Mi sembra di averti lasciato lì per anni. Vedo polvere sulle braccia.

Non hai mai perso la tua aria un po' arrogante e ferita. Ti sei legato al dito tante di quelle cose da farle sanguinare e sporcare la tua camicia. No, aspetta... ieri avevi qualcosa di simile a una camicia sporca ... 
Completamente scuro.
Ho notato che la tua pelle continua a mostrare prepotentemente quel bagliore mortifero che tanto mi ha fatta innamorare. Sono uscita dalla trappola fatata circa 3 anni fa ...
Ieri volevi rinvitarmi ad entrare? Se l'hai fatto ti ho ignorato e mi sono goduta la parte migliore di te.

In tre ore le Pall Mall sgraffignate dal comodino di tua madre erano già belle che finite.
Vedi? 
Ritorno anche ai vizi per causa tua. 
Eppure questa volta so di essere io il pericolo, e non tu per me. E' un ruolo che ho sempre voluto vestire, accarezzare, ma raramente ho avuto l'occasione di prendere lo stiletto del carnefice e punzecchiarti dove so.
Sono stata anche buona, solo perché me lo hai chiesto, perché sei riuscito a non sgarrare per circa tre ore e un quarto. 
E soprattutto perché stavi già sanguinando a causa dei mali che ti hanno portato a invocarmi a gran voce.

Io ho ordinato la mia Guinness, tu la solita bionda ... era una Bass, vero?
Non hai risparmiato commenti anche sulla scelta della mia birra.
"Ecco uno dei motivi per cui ti ho lasciato" ti ho detto.
Tu hai provato a ridere e siamo passati al riassunto degli anni non passati insieme. Inevitabilmente abbiamo parlato di quel sentimento che tanto fa bollire il cuore del popolino, e, ahimè, anche il nostro. 
Ti ho chiesto di lei e tu mi hai chiesto di loro.
Tempesta da entrambe le parti. Tempesta che ha colpito anche la serenità di quel dialogo.
Siamo passati a consigli musicali. Hai riattivato la tua superbia e io ti ho mostrato quanta poca paura mi fa.

Poi quella frase.
Porca puttana, ma dovevi proprio?!
Proprio verso il finale!
La nebbia si era fatta più densa. Un biancastro che avrebbe voluto nascondermi dalla verità che avrebbe rovinato il trucco pesante che avevo quella sera. 
Mi sembrava di essere tornata a Waterford, ma senza i miei amici. 
Solo con te e quella frase.
Qualcosa in sospeso, mi hai detto.
Qualcosa in sospeso, ti ha detto.
Non per me ... mi dispiace ...
Avrei tanto voluto, ma no. Non posso prendere la rincorsa e rincontrarti nel mio letto e nel mio cuore. 
Puoi essere dall'altro lato del tavolo di un pub, assieme a Jack, Van e magari Bagassia, ma non puoi più vedermi accompagnata solo dalla nebbia o dal sole. 
Mi hai chiesto se provavo gelosia.
Ti ho detto di no.
Ho visto delusione.
Orgoglio spezzato? 
Probabile.

Allora ti saluto. 
Tengo le distanze anche nell'abbracciarti, ponendo le braccia sul mio petto come una gabbia.
Lo sappiamo benissimo che ci rivedremo, ma ora sai che mai e poi mai ti guarderò ancora come Neve.
Ricordi? Lei non poteva stargli accanto. Io non voglio starti accanto.
Ci sarò quando mi chiamerai, ma sempre con quaranta centimetri di distanza.
Quaranta centimetri che mi aiuteranno a non sciogliermi, che mi lasceranno nel mio inverno siberiano e non lo uniranno mai con il tuo.
Ci chiamiamo amici? Massì, perché no.
Nessun rancore, my dear. 
Nessun conto da pagare.
Almeno per me.



sabato 12 ottobre 2013

I was born in 67, the year of Sgt. Pepper

Si, i titoli dei post non centrano (quasi) mai con il contenuto. 
Sto semplicemente ascoltando Time Flies dei Porcupine Tree.

I Porcupine Tree sono fra quei pochi gruppi che mi fanno venir voglia di riprendere la chitarra e mettere alla prova quei pochi accordi e arpeggi che so fare. Sono sempre stata una pianista\tastierista e mi sono sempre definita tale ...
"Suoni? Davvero?"
"Sì, sono una pianista"
"Ah, fai conservatorio?"

"No" -.-
"Oh, allora non sei una vera musicista"
"Ti impicchi o preferisci che ti avveleni con la valeriana mista a trementina?"
Se il tuo talento non è legato a dei canoni sociali ben precisi, non è degno di essere considerato talento. Questo dialogo è avvenuto non so quante volte: esplicitato solo in rari casi, spesso detto solo fra le righe, ma percepito forte e chiaro dalla mia profonda sensibilità e, essendo io molto suscettibile, non ne sono mai uscita completamente illesa.
La gente non capisce che spesso i musicisti "da conservatorio" eseguono, non sentono. Hanno imparato a memoria il talento tramite la tecnica, ma hanno lo stesso trasporto emotivo di un robot programmato per piegare degli asciugamani.
Pur consapevole di ciò, sento sempre un piccolo handicap...


Mi spiego:

Io e Lady Musica ci amiamo e ci odiamo sin da quando avevo 9 anni e ho posato per la prima volta le mie ditina vergini sui tasti bianchi e neri di un Yamaha a muro. La mia prima maestra si chiamava Vanna era alta, con delle onde brune gentilmente posate sulla testa e due occhi dello stesso colore del pianoforte nella sala musica, come se volessero mostrare un legame quasi fisico con il suo\nostro strumento.
Durante i miei 5 anni di lezione sono sempre stata più o meno costante nell'esercizio ...

Con l'avvento del liceo la relazione fra me e il mio Bachmann nero si è fatta più incostante.
Continui litigi, voglia di spezzarmi le dita e buttargli addosso il mio sangue.
A volte non ci siamo parlati per mesi. 
Sono stati cinque anni di relazione più tumultuosi di tutta la nostra storia d'amore.
Sembrava che ce l'avesse con me perché non mi sono mai infognata nell'istruzione accademica del Conservatorio, come se lui stesso volesse un'altra donna, una più compassata, legata alle regole musicali, con abito nero, sguardo inespressivo e atteggiamento da famme fatale nelle mani. Poi lo soletticavo con un Yann Tiersen e tutto andava bene ... lo rincuoravo con Satie e facevamo la pace...
E si ricominciava a litigare e fare l'amore.

"Tesoro mio, non sono un'esecutrice ... fattene una ragione"
"E cosa sei?"
"Non lo so, suoniamo e basta"

Negli ultimi tre anni ci stiamo dando una mano a vicenda.
Certe volte penso che lui sia il mio secondo terapista.
Conosce ciò di cui ho bisogno, parla al mio orecchio, il mio orecchio si mette d'accordo con le mie dita e tutto va bene.
... poi ci si mette di mezzo CI, ma questa storia la conoscete tutti ...


Ultimamente penso che il mio rapporto con la musica sia un po' come quello che ho con la gente in generale: adoro le persone, loro mi ricambiano. Poi sembra quasi che si allontanino, che provino noia, fastidio, indifferenza. Le vedo ridere di me...
Mi parlano, mi rincuorano e tutto passa. Quello che ho visto non esiste, è solo lo spettro di film che ho già visto e mi ostino a riproiettare.


E si ricomincia a litigare e a fare l'amore. 




lunedì 7 ottobre 2013

The Bling Ring

Perché? Perché Sofia? Perché?

Spendere sei euro per un film insipido è forse uno dei fastidi più grandi che posso subire in questo periodo. Sofia perché mi hai tradita così? Dai, io amo The Virgins Suicide, ho anche imparato ad apprezzare la tua visione stucchevole dell'amore in Lost in Translation e tu che fai? Mi giri quest'immondizia? 
Ok, ok devo ammettere che ci sono delle trovate molto carine, la fotografia resta una delle più spettacolare e continuo ad apprezzare il tuo gusto estetico, ma ... che hai fatto?!

Pubblico immaginario, ora mi rivolgo a voi.
Ieri sera io e la mia Fleur siamo andate al cinema.
"Ci vediamo The Bling Ring?"
"Massì, è della Coppola!"
Ecco Svet, hai dato per scontato il talento di qualcuno e sei stata punita. Brava scema!
Pff, almeno abbiamo evitato la pioggia battente.

Ok, cercherò di non ostentare ulteriormente la mia indignazione. 

Analizziamo il film in maniera grossolana e puramente amatoriale.
L'idea di base è stata tratta dall'articolo di Nancy Jo Sales "I sospetti indossavano delle Louboutin" pubblicato su Vanity Fair. Gli eventi descritti riguardano una banda di ragazzi poco più che ventenni, soprannominata dai media The Bling Ring, i quali sono riusciti a intrufolarsi nelle case di Paris Hilton, Rachel Bilson, Orlando Bloom, Megan Fox, Lindsay Lohan e altre celebrità, per saccheggiarle. Attenzione! La banda non era interessata (solo) a denaro o preziosi, ma bramava e rubava abiti, scarpe e altri accessori di alta moda che provocherebbero orgasmi alle piccole tredicenni svampite che vedo spesso passeggiare nella mia insulsa città (tali esemplari erano presenti anche in sala, purtroppo... facevano un bordello d'inferno! Ma dedicherò un post a parte riguardo ciò che odio della gente al cinema). 
Il soggetto non era poi niente male: un'ottima occasione per "denunciare" il consumismo dilagante, la superficialità dei gggiovani d'oggi, o anche deridere tutto ciò con una sceneggiatura ironica, quasi satirica. Il cast poi prometteva bene (Emma Watson, nonostante la mia passata antipatia, si sta rivelando un'ottima attrice)...
Ma no! 
Ecco a voi la ripetitiva successione di eventi del film: feste glam-chic, droga, furti, altre feste super glam-chic, panico da "oddio-ci-stanno-sgamando", furti, feste e si ricomincia daccapo. Tutto questo ripetuto per circa 10 volte in 90 minuti senza provocare nessuno slancio emotivo, fino al finale amaro-prevedibile. 

La sceneggiatura possiamo riassumerla in una sola battuta: "Non puoi abbinare delle scarpe zebrate su un vestito leopardato. Non stanno bene insieme!
Credo sia chiaro...

I personaggi sono appena tratteggiati. Sembra quasi di osservare dei manichini parlanti e in movimento. Loro sono una comitiva di stronzetti viziati ma non riescono nemmeno a dimostrare questo! Lo spettatore riceve vagonate di azioni idiote compiute da gente insipida e senza personalità. Forse solo Nicki (Emma Watson) e Chloe (Claire Julien) hanno una psicologia un po' più approfondita, seppur molto caricata e stereotipata, ma almeno non sono delle bamboline insipide uguali alle altre.
Poi vogliamo parlare dell'unico personaggio maschile che dovrebbe essere la voce della ragione di questo gruppo di oche giulive? 
Marc. 
Lui è il grillo parlante, la coscienza irritante del gruppo, quello che, in preda al panico (non percepito) dice "andiamocene!" quando hanno già saccheggiato mezzo appartamento. Ovviamente viene snobbato da tutte e ridotto a toy boy-zerbino. 
Ma il vero problema è che anche il pubblico arriva a ignorarlo completamente. Si rivela solo un soprammobile dotato di pene un po' più fastidioso del normale, ma niente di più. 
Carattere zero e riporto zero.

Un film inutile, superficiale e quel che è peggio pretenzioso. Crede di poter colpire lo spettatore, ma lo fa solo sbadigliare e bestemmiare contro lo schermo. 
Mia cara Sofia, hai... 35? 37 anni? Quanti te ne mancano ai 40? 
Basta parlare di adolescenti ribelli\suicidi\autolesionisti\viziati\etc. 
Questo tuo ultimo rantolo creativo ha dimostrato che è ora di cambiare soggetto e dimensione. In "Somewhere" avevo visto una crescita, respiravo aria di novità, ma qui hai creato la parodia di tutto ciò che hai fatto di buono.
Non deludermi la prossima volta. Ok? 




So che il mio linguaggio non è stato abbastanza critico e tecnico, ma sono solo un'amatrice indignata. Non potevo fare una recensione troppo lucida. Devo far di tutto per impedire al prossimo di spendere 6 euro in questa schifezza sbrilluccicante. Prometto che la prossima volta sarò un po' più oggettiva e non guidata dal dolore del "tradimento".

Ok, ora smetto di fare la Drama-Queen e mi ritiro dalla scena.

Pa!

sabato 5 ottobre 2013

Buoni Propositi Andati a Male

Ottobre non mi piace.
Neanche Gennaio.

Anzi, forse Gennaio è meno sopportabile di Ottobre. 
Ma vogliamo parlare di Novembre?
Adesso penserete che ho dei problemi con i mesi freddi. Forse un po' sì, ma solo quando l'atmosfera gela gli eventi, l'ispirazione e le emozioni, in questi casi divento come Ted Bundy in andropausa: intrattabile, poco simpatica, tendenzialmente omicida
La mia eccessiva empatia mi porta a percepire la depressione post-vacanze delle persone intorno a me, comincio a rendermi conto del freddo e del retrogusto tristissimo dell'arrivo inesorabile del Natale (sì, sono fra quelle ragazze indie e super ciniche che detestano il Natale). Risultato? La mia mente si deprime e va a dormire. A volte anche la mia intelligenza si prende una vacanza. 
Pff ...
Non mi piace il letargo mentale e di solito accade proprio durante alcuni mesi cruciali quali Gennaio, Ottobre e Novembre, dove le strade si svuotano e i pub si riempiono, le gambe non si depilano e gli amanti scappano, si vedono gli amici e si beve Moskovskaja con la scusa di tenersi al caldo (punto positivo).
Nonostante tutto mi ostino a uscire, spesso in compagnia delle mie ninfette baggiane Fleur, Liz, Bagassia e occasionalmente Lele e Mimi. 
Volente o nolente il mondo esterno, dopo un po' di tempo, ricomincia ad apparire nuovamente affascinante, anche d'autunno\inverno. Anzi, dopo aver realizzato che deprimersi e pensare al suicidio è la soluzione sì più teatrale ma meno produttiva, in questo periodo riesco a comporre anche qualcosa al piano proprio dopo le mie lunghe scarpinate al freddo e al gelo. Ma, quest'ondata di positività arriva solo dopo aver superato alcuni scogli grossi e dolorosi ... che poi, puntuali come l'allergia alle graminacee, riemergono prepotenti nella mia giornata.
Via d'uscita? Forse ... 

... non mi va di distruggere tutte le speranze ...
Anzi, iniziamo con i buoni propositi! 
Per quest'anno niente Grande Gelo Siberiano Mentale, pochi scogli fuori stagione e un po' più di sano letargo da studio.

Riuscirà la Svet a essere coerente con la suddetta dichiarazione?
Lo scoprirete nei prossimi post!

E se non lo sarà, vi prego di prenderla a calci sul naso. 
Merci!


Concludendo ...



Let's dance!

giovedì 3 ottobre 2013

GDR

Gioco di Ruolo.

Ho passato questa fredda sera di giovane autunno in compagnia di Liz e Fleur, due delle mie adorate ninfette della porta accanto. Sono brune, diverse e sopportano le mie paturnie tutti i santi giorni. In realtà ci sopportiamo vicendevolmente, ascoltando i nostri vaneggiamenti e le nostre piccole disavventure quotidiane, quasi tutte legate a quel bizzarro sentimento di cinque lettere che non ho voglia di pronunciare perché sennò mi vengono le coliche renali(preciso, a tale "sentimento" sono legate tutte le sottoclassi quali cotte, relazioni puramente sessuali, flirt innocenti e roventi etc.).

Ma torniamo alla nostra serata condita con aria gelata e birra.

Il nostro allegro starnazzare è stato interrotto dall'arrivo di... di.... esatto, lui. La ragione del mio travaso di bile, il Beatrice di sta ceppa, il cacio sui maccheroni che proprio non voglio mangiare. Ovviamente mi ha presa in contropiede. Dopo giorni di pace, è tornato a fare la donnetta in premestruo e io, da brava bambina diligente, ho mantenuto la mia dignità e classe, per poi esplodere, dopo essermi allontanata di circa due chilometri dal locale, in una carioca di bestemmie e "PERCHE'?!" più volte ripetuti.

Queste sono le situazioni in cui vorrei vivere in un GDR.
Scegliere un personaggio, capirne le abilità, la storia e i limiti. Lo si conosce, lo si studia e lo si comprende. Poi quando ti stufi, voilà si cambia personaggio, magari scegliendolo più psicopatico, con una mente intricata come una comitiva di cubi di Rubick. 

Sì, certo perderei il doloroso gusto di capire e interpretare gli atteggiamenti dell'altro, ma forse risparmierei molto più tempo e riuscirei a non richiedere troppi trapianti di fegato. 
Perché, signori miei, possiamo ripeterci mille volte "Basta, non voglio più capirlo\la" ma continueremo a ostinarci, a desiderare un corso accelerato di telepatia in 10 incontri, a chiedere opinione a tutta la gente che ci capita sotto mano, a fare schemi mentali che mettano insieme tutti i pezzi e le informazioni che abbiamo dell'altro, manco fossimo di fronte a un enigma alla Tomb Rider. Tutto pur di capire quel maledetto cervello malato che tanto ci piace. 
Ma forse è più giusto così.
Non dimentichiamoci che nei GDR c'è il caro e bastardissimo master, colui che decide il corso degli eventi, la personificazione del Fato. Quindi possiamo capire, metterci nei panni dell'altro, decifrare il linguaggio del corpo etc., ma, come i caro Sofocle, Eschilo ed Euripide insegnano, gli eventi prendono sempre una piega inaspettata, ci colgono di sorpresa e molto spesso stravolgono i piani umani. 

E lassù gli dei si fanno tante risate fra una giocata a briscola e un bicchiere di ambrosia.


mercoledì 2 ottobre 2013

Dialogo accaduto dopo anni di noncuranza.

"Piccolina...
...E' troppo tempo che ti ignoro, che provo a negare la tua esistenza. Ho sempre creduto che il tuo pianto in realtà fosse un eco fastidioso capace di complicarmi giornate già di per se ingarbugliate, non una reale richiesta di aiuto. 
Adesso ti sei fatta più insistente, stai sbattendo i piedi e mi stai implorando di rivolgerti almeno uno sguardo. Non posso continuare a soffocare le tue lacrime con un cuscino ogni notte, non posso fingere che tu sia felice quando vorresti morire così da distruggere anche me. 
Piccolina mia, so che hai tanto da dirmi. Appena leggerai queste righe so che ti avvicinerai a me inciampando, con le tue trecce lunghissime e la faccia rossa dal pianto."

La piccola ha ricevuto il mio messaggio.
Sento i suoi passettini incerti avvicinarsi e i singhiozzi echeggiare nel corridoio buio del passato remoto. Ha una gonna salmone a pieghe e un maglioncino dello stesso colore, i capelli sciolti ma mossi dalle tante trecce che la mamma è solita farle per farla sentire più libera... quei capelli sono sempre stati un problema, vero piccolina? 

Io dico a Lei.
-Buonasera.-...-Nessuna risposta? La tua gatta Minou ti ha mangiato la lingua?
-Come sai che ho una gatta che si chiama Minou?
-Lascia perdere, piuttosto tienila lontana dalla casa della vicina.
-Perché? (me lo dice tra le lacrime, tirando spesso su con il naso)
-Lo capirai con il tempo.
-...
-Perché stai ancora piangendo?
-Io non voglio andare a scuola... e non parlo con le persone che non conosco, con dei vestiti strani e degli occhiali ancora più strani!
-(fra se) Ma quanto ero insolente? Sarà dura conquistarmi-Non mi piace nemmeno chi parla da solo... (piange)
-E sentiamo chi ti piace!-Mi piacciono i libri ... mi piacciono i micetti ... mi piacciono le mie sorelle ... MA TU NON MI PIACI!
-Inizieresti a fidarti di me se ti dicessi che so che possiedi 22 bambole, di cui una con i capelli rossi e con
 un vestito verde che ti piace tantissimo? 
(Ora la piccolina è un po' più spaventata, ma credo che qualcosa in lei stia cominciando a fidarsi di me ... anzi ne sono totalmente certa ... non per niente sto parlando con me)
-Non ti posso dire chi sono, piccolina mia, perché probabilmente cominceresti a piangere più forte del previsto. A proposito, smettila altrimenti diventi veramente brutta e rossa come un aragosta ubriaca. 
(Sta sorridendo, ma continua a singhiozzare. La invito a sedersi sulle mie ginocchia. Ha un attimo di esitazione, ma poi ci si arrampica)
-Perché porti quegli occhiali tanto buffini?
-Non ci vedo, come te.
-Ehi, io non ho gli occhiali! Non li voglio! 
-Invece secondo me saresti davvero carina.
-I miei compagni inizierebbero a ridere di me ... come fanno sempre ... (il labbro inferiore le si sta arricciando ... oddio sta per piangere di nuovo!!!)
-Ma che compagni hai? Sicuramente anche alcuni di loro hanno gli occhiali.
-Sì, ma loro prenderebbero in giro solo me ... non lo so perché. A volte sono davvero cattivi. Soprattutto Daniela. Io volevo tanto essere sua amica, ma lei è cattiva ... mi spinge e mi dice tantissime cose brutte ... forse nessuno mi vuole bene ... non sono abbastanza carina o abbastanza brava o ...
-Piccolina mia, adesso mi devi ascoltare: prima di tutto Daniela è solo una culona con delle sopracciglia improponibili (cavolo, sembra un grizzly!). Poi hai mai pensato che se i tuoi compagni ti fanno del male non è perché tu sei sbagliata, ma perché loro sono solo degli stupidi bambini, che non sono neanche capaci di distinguere la plastilina da un dolcetto? Chi ti tratta male non merita le tue lacrime e tu non devi conquistare nessuno per capire che sei brava e carina. Se loro sono cattivi con te, tu difenditi. La tua gattina Minou cosa fa quando la attaccano i cani? 
-Esce le unghiette e soffia tanto!
-Brava! Devi imparare da Minou. Esci fuori le tue unghiette e rispondi con le parole, mai con le mani! Se qualcuno ti dice che sei stupida, tu devi rispondergli "Oh sai, è divertente sentire queste parole da un asino come te! Ora per favore, torna nella tua stalla a ragliare. Ho cose più importanti da fare, tipo mangiarmi le unghie"
(sta ridendo)
-Non devi ascoltarli. Tu sei brava, tu sei buona, tu sei carina. Chi non lo nota è solo tanto cieco e non merita la tua tristezza. 
-Io non voglio non avere amichetti ... 
-Hai solo 8 anni! Non pensi di avere ancora parecchio tempo per farti degli amichetti? Fidati, c'è sempre tempo per l'amicizia. Incontrerai tante persone che ti vorranno bene. Ora hai la tua mamma, il papà, zia e le sorelle che ti vogliono bene. So che leggi tanto, che giochi con la tua gatta e che ti piacciono i videogiochi, infatti corri sempre dal tuo cuginetto rompiscatole per fregargli la playstation... ops...
(probabilmente sto parlando troppo. La piccola mi guarda con grande sospetto.)
-Quello che voglio dire è che hai tanto con cui distrarti. Prima o poi incontrerai anche quegli amichetti veri che giocheranno con te a palla fuori dal tuo cancello. Anzi, accadrà molto presto. Nel frattempo, ricorda di difenderti e ripetiti sempre che tu non sei sbagliata, ma che sono le brutte persone ad esserlo. Asciugati finalmente queste lacrime, che ti fanno solo bruciare le guance, e gli occhi e andiamo a fare una partita a Tekken 3. 
-Siiiii!!!! Io scelgo Nina!
-No, Nina è mia!
-Uffaaaa!!!


Sarà servito parlarti oppure ho urlato a vuoto in un pozzo troppo pieno di lacrime? Sarà servito cercare di convincerti a smettere di sbattere i piedi e disperarti per delle pesti fastidiose? Magari domani ti sarai già dimenticata tutto dopo l'ennesima umiliazione ... però ora le unghie stanno cominciando ad uscire. Piano piano il pianto avrà meno eco nella mia testa, diventerà solo un urlo fioco e strozzato a metà gola. Non è stato facile per te, nemmeno per chi ti ha voluto bene, te lo assicuro. 
Tu sei passata, sei cresciuta portandoti dietro questa grossa catena di dolore. Non è finalmente arrivato il momento di gettarla nel Mar Ionio? 
Se un giorno dovessero ancora farti del male, se io un giorno dovessi risentire nuovamente quelle risatine e quegli insulti, vieni qui, siediti sulle mie ginocchia e ascolta con me i King Crimson, pensando che nessuno può far(ci) del male. 

Ti voglio tanto bene piccolina mia.