domenica 10 agosto 2014

Sometimes I would like to be a ghost in the shell.

Mi piacciono i gusci.
In questo caso, il plurale non è stato messo lì per caso. Mi piacciono le culle, le mura, i materassi in lattice, i comodini, i libri in disordine, il pianoforte in un angolo, i poster e tutto ciò che si può trovare in una casa. Quando le stronzate altrui, che solitamente ignoro o sopporto, rischiano di spezzare i miei nervi e di spingermi a commettere omicidi seriali, allora basta.
Le mura si alzano e il guscio si chiude per un po'.
Spesso per troppo poco tempo.
Il mio guscio è affollato, se non tollero le persone che deambulano sul Mondo Esterno non riesco a sopportare nemmeno la gente che abita il mio spazio. La folla non mi permette di riconoscermi negli oggetti presenti. Mi somigliano un po', ma non ho vissuto con loro, non li ho scelti io e non li ho voluti in quel momento ma solo dopo.
Il mio guscio mi piace solo quando tutti sono partiti per le vacanze.
Come oggi, ad esempio.

Ma ho detto che mi piacciono i gusci.
Plurale.
Perché non esiste solo questo guscio - per fortuna! Altrimenti sarei in un angolino a dondolarmi, ripetendo in loop le battute di una puntata a caso di Doctor Who -.
Sono alla ricerca del mio vero guscio, della mia destinazione finale dove posso colorare il mio spazio come voglio, dove non devo avere paura di sbagliare delle note sul mio pianoforte, dove posso amare sul mio letto e inciampare fra i fogli per terra.
Lo sto cercando, ma devo aspettare.
La folla si sta sparpagliando, ma qui c'è ancora il loro odore soffocante.

Aprite quella finestra, vi prego.

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