mercoledì 8 gennaio 2014

Vita di Adèle (probabile traccia di spoiler)

Ok, ok ho avuto bisogno di rifletterci un po' su.
Mea culpa.

E' che non avevo proprio un'opinione a riguardo! O meglio, ce l'ho sempre avuta, ma nell'esporla mi rendevo conto che si contraddiceva da sola e dopo ore di elucubrazioni mi dicevo "Minchia Svet, sei l'emblema supremo dell'incoerenza".

Così ho dovuto rivedere il film altre due volte, ho setacciato le mie idee da quelle degli altri e sono quasi sicura di aver formulato un'idea totalmente personale e preservata dal giudizio altrui.

Chi non vuol condividere, non condivida.

Oddio, è stato un parto mentale con tanto di cordone ombelicale annodato al collo.

Bando alle ciance, cominciamo!

Piccola premessa (ancora?!) rivolta a tutti coloro che sono rimasti scandalizzati profondamente dalla mezz'ora di sesso esplicito presente nel film. Forse è il caso di domandarsi se vi dava più fastidio la scena di sesso in se o il fatto che sia stata interpretata da due donne. Qualora vi riconosceste nel secondo caso, mi dispiace per voi, ma almeno una lenticchia di omofobia ce l'avete in corpo. Se invece siete più vicini alla prima opzione vi domando: dopo tutte le zinne di fuori che tutt'ora troneggiano in TV, nei film di Von Trier e Bertolucci e dopo tantissime scene di violenza gratuita presenti in ogni angolo dei media, vi pare il caso di diventare proprio ora dei moralizzatori incalliti? Non è che siete omofobici anche voi?
Mh, il cerchio si chiude a quanto pare.

Ok, ora comincio per davvero.

Un bel giorno Julie Maron ultimò "Il Blu è un colore caldo" graphic novel che non ho ancora letto (se il disegno non mi ispira raramente prendo in considerazione un fumetto) ma che forse entrerà a far parte della mia modesta collezione. Da qui è stato tratto il film in questione: in francese La Vie D'Adèle (sì, si scrive con l'accento grave), in italiano La Vita di Adèle, interpretato da Adéle (appunto) Exarchopoulos, francese ventenne dalle sfumature elleniche e Léa Seydoux, che io avevo già visto in "La belle Personne", film piacevolmente tragico dei primi anni duemila (da segnalare la presenza del fascinoso Louis Garrel). La ritroviamo anche in "Midnight in Paris", in un ruolo che sicuramente nessuno di voi ha preso troppo in considerazione.
La trama de "La Vita di Adèle" illustra, molto semplicemente, il percorso amoroso ed emotivo di Adèle: dalla prima cotta degli ultimi anni del liceo alla scoperta del vero amore. Lo scopre grazie a Emma, una misteriosa e sorridente artista dalla pelle algida e i capelli blu. La storia va avanti, sempre più intensa, sempre più dolce e sensuale fino all'inevitabile rottura...
Io personalmente, alla prima visione, ho totalmente frainteso il film. Questa non è la solita saffica storia d'amore alla "Lost & Delirious", che parte con il coming out, continua nella passione carnale e finisce nel tradimento e nella conseguente tragedia degna di Eschilo. Absolutley no! Il film non ha bisogno di nessuna dichiarazione ai genitori ("Papà, mamma. Sono lesbica, ma non mi picchiate") né di un percorso di accettazione del proprio orientamento sessuale. Adéle scopre l'amore senza chiedersi se è giusto amare un uomo o una donna, senza nessuna paura del giudizio degli altri. Ama intensamente, sfociando verso la fine nel desiderio morboso di attenzioni, nell'ossessione. Sbaglierà, tenterà di riparare senza successo, ma continua ad amare incondizionatamente la sua Emma, nonostante lei sia scappata dalla fessura delle sue dita in un fatale momento di distrazione.

Ok, il film non è totalmente privo di situazioni della serie "Oddio sei lesbica!". Il regista dedica solo pochi distratti minuti ai battibecchi di Adéle e le sue 'amiche del cuore', le quali sono sorprese e schifate alla vista di Emma all'angolo della strada, ("Quella ha la faccia di una che lecca le fiche") iniziano ad indagare sulla sessualità dell'amica con preoccupata e insolente curiosità. La scena è scivola facilmente nell'indifferenza, ma Adèle non ne esce totalmente illesa, ma il dramma dura poco, perché la sua Emma la attende sulla loro panchina, con il quaderno degli schizzi aperto e un sorriso dolcissimo sotto il naso.
Una delle caratteristiche principali sono i frequenti primi piani e le inquadrature strette sui visi e i corpi pieni delle attrici. E qui arriviamo alle tanto ricamate scene di sesso. Forse un po' lunghe, forse riproposte con una certa ossessività. Ma dopo aver visto il film per ben tre volte sono giunta a una conclusione: il loro amore è intenso e viscerale e quelle continue inquadrature, che riempiono ogni pollice del vostro schermo con le guance, le gambe, le labbra di Emma e Adèle, mirano a trascinarvi con violenza in quella passione disperata che caratterizza questa morbida coppia. Baci su ogni centimetro del loro corpo che non vogliono provocare o scandalizzare, ma solo catturare. Siamo costretti a immedesimarci in Adèle. Con lei amiamo, con lei ci sentiamo sole perché Emma è troppo assorbita dal suo lavoro (ecco, questa è l'unica trovata che non ho apprezzato... certe banalità della serie "Tu mi trascuuuuri!" mi hanno stancata sia nei film che nella mia vita sociale), con lei tradiamo, con lei imploriamo e con lei alla fine ci rassegniamo nel nostro abito corto blu. La accompagniamo a scuola esattamente come la accompagniamo fuori dalla mostra d'arte.

Ora, un piccolo appunto su una delle attrici.
Léa Seydoux interpreta Emma. Io sono innamorata di questa donna. *.* Non voglio soffermarmi troppo sulla sua interpretazione (secondo me ottima, ma lascio a voi il piacere di scoprirlo) quanto sulla sua bellezza
superficiale. Quelle guanciotte e quegli occhioni. La adoro nonostante le sue evidenti borse sotto gli occhi, che secondo me gli danno un sacco di fascino maledetto da bohemienne insonne. Le attrici francesi misconosciute hanno sempre esercitato un particolare fascino su di me, condito di tanta tanta ammirazione. Da adolescente ero (e tutt'ora sono) pazza di Clémence Poésy, Fleur in Harry Potter. Studiando francese, ho potuto guardare e capire anche i film francesi inediti in italia. Non so secondo quale volo pindarico sono riuscita ad arrivare a da uno dei film di Clémence a "La belle Personne". Qui, come ho già detto, è avvenuto il primo incontro fra me e Léuccia mia. Ovviamente la visione di "La vita di Adèle" è stato il colpo di grazia e mi ha fatta cadere ai suoi piedi.
Ah, l'amour!

Fine recensione.
Alcuni miei amici hanno sentito delle mie opinioni a caldo che sicuramente sono in totale contrasto con ciò che ho appena detto. Ma ci ho riflettuto tanto.
Secondo me questo è un film che va rivisto, perché molto probabilmente il nostro naturale istinto al pudore (o una misteriosa omofobia latente) ci spinge a porre l'accento più su quella scena di sesso così prolungata, piuttosto che sul resto. Vita di Adèle merita più possibilità e non credo che bisogna spaventarsi troppo della sua intensità.

Non tutti hanno provato un amore morboso e disperato. Conoscerlo almeno in teoria potrebbe essere utile.

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