sabato 12 ottobre 2013

I was born in 67, the year of Sgt. Pepper

Si, i titoli dei post non centrano (quasi) mai con il contenuto. 
Sto semplicemente ascoltando Time Flies dei Porcupine Tree.

I Porcupine Tree sono fra quei pochi gruppi che mi fanno venir voglia di riprendere la chitarra e mettere alla prova quei pochi accordi e arpeggi che so fare. Sono sempre stata una pianista\tastierista e mi sono sempre definita tale ...
"Suoni? Davvero?"
"Sì, sono una pianista"
"Ah, fai conservatorio?"

"No" -.-
"Oh, allora non sei una vera musicista"
"Ti impicchi o preferisci che ti avveleni con la valeriana mista a trementina?"
Se il tuo talento non è legato a dei canoni sociali ben precisi, non è degno di essere considerato talento. Questo dialogo è avvenuto non so quante volte: esplicitato solo in rari casi, spesso detto solo fra le righe, ma percepito forte e chiaro dalla mia profonda sensibilità e, essendo io molto suscettibile, non ne sono mai uscita completamente illesa.
La gente non capisce che spesso i musicisti "da conservatorio" eseguono, non sentono. Hanno imparato a memoria il talento tramite la tecnica, ma hanno lo stesso trasporto emotivo di un robot programmato per piegare degli asciugamani.
Pur consapevole di ciò, sento sempre un piccolo handicap...


Mi spiego:

Io e Lady Musica ci amiamo e ci odiamo sin da quando avevo 9 anni e ho posato per la prima volta le mie ditina vergini sui tasti bianchi e neri di un Yamaha a muro. La mia prima maestra si chiamava Vanna era alta, con delle onde brune gentilmente posate sulla testa e due occhi dello stesso colore del pianoforte nella sala musica, come se volessero mostrare un legame quasi fisico con il suo\nostro strumento.
Durante i miei 5 anni di lezione sono sempre stata più o meno costante nell'esercizio ...

Con l'avvento del liceo la relazione fra me e il mio Bachmann nero si è fatta più incostante.
Continui litigi, voglia di spezzarmi le dita e buttargli addosso il mio sangue.
A volte non ci siamo parlati per mesi. 
Sono stati cinque anni di relazione più tumultuosi di tutta la nostra storia d'amore.
Sembrava che ce l'avesse con me perché non mi sono mai infognata nell'istruzione accademica del Conservatorio, come se lui stesso volesse un'altra donna, una più compassata, legata alle regole musicali, con abito nero, sguardo inespressivo e atteggiamento da famme fatale nelle mani. Poi lo soletticavo con un Yann Tiersen e tutto andava bene ... lo rincuoravo con Satie e facevamo la pace...
E si ricominciava a litigare e fare l'amore.

"Tesoro mio, non sono un'esecutrice ... fattene una ragione"
"E cosa sei?"
"Non lo so, suoniamo e basta"

Negli ultimi tre anni ci stiamo dando una mano a vicenda.
Certe volte penso che lui sia il mio secondo terapista.
Conosce ciò di cui ho bisogno, parla al mio orecchio, il mio orecchio si mette d'accordo con le mie dita e tutto va bene.
... poi ci si mette di mezzo CI, ma questa storia la conoscete tutti ...


Ultimamente penso che il mio rapporto con la musica sia un po' come quello che ho con la gente in generale: adoro le persone, loro mi ricambiano. Poi sembra quasi che si allontanino, che provino noia, fastidio, indifferenza. Le vedo ridere di me...
Mi parlano, mi rincuorano e tutto passa. Quello che ho visto non esiste, è solo lo spettro di film che ho già visto e mi ostino a riproiettare.


E si ricomincia a litigare e a fare l'amore. 




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